lunedì 30 novembre 2009

Tanto le cose succedono lo stesso!

Tranquilli, la crisi è superata.
Devo dire grazie agli amici che mi hanno ascoltato e mi hanno fatto sorridere in vari modi. Come Claudio, che mi ha aspettato dopo il lavoro, sabato, per una Corona. Come Mimmo, che mi ha dovuto rifare il parquet di casa dopo la rottura di una tubatura. Come Beniamino, che con la leggerezza che consente solo il tempo mi ha raccontato di come la figlia avesse scoperto il tradimento del fidanzato a una settimana dal matrimonio, con casa-regali-cerimonia pronti...ci sono state anche parole su problemi ben più seri, e allora ho smesso di colpo di fare la femminuccia. Poi mia sorella mi ha preso per mano, con un gesto che mi ha riportato indietro e mi ha trasmesso calore...e mi ha trascinato in palestra. Vai di endorfine.
E poi, lo dice anche il Governo, la crisi è superata.
In palestra ci vado con la sorella disoccupata, chatto su internet con un'amica all'ultimo giorno di lavoro perchè contano di più solo "soldi e potere", ho ragione, quando discuto con il direttore di un canale tematico che mi vuole là aggratis e capisce le regioni del mio rifiuto. E poi c'è un free press bellissimo che sembra avere un futuro cortissimo.
Ma nella filosofia del "mi piego ma non mi spezzo" mi reinvento sempre. Così come fanno altre, tante altre persone, che sanno, come me, di poter accettare e svolgere con la stessa dignità qualunque lavoro, ricacciando indietro lacrime e isterismi, perchè questi "qualunque lavoro" ovviamente escludono il merito.
Essì, caro Governo: la crisi è superata. Forse non ancora il giramento di coglioni.

mercoledì 25 novembre 2009

Alle donne

Beh, oggi non posso non dedicare il mio post alle donne, anche perchè la parte maschile di me ritiene inaccettabile quella partita su quello sport che le piace tanto...
A parte gli scherzi, oggi è la giornata contro la violenza sulle donne. O meglio, che la auspica. Non sto a guardare troppo lontano, in Paesi in cui manca il rispetto dei più elementari diritti. Guardiamo qui vicino, molto vicino. Di violenze ne subiamo tutte, e di solito le nascondiamo, perchè rimaniamo spiazzate o ce ne vergognamo o ce ne fanno vergognare o qualcuno le minimizza. Come mia madre, che ignorava il simpatico esibizionista che cercava la sua attenzione, giovane sposina che usciva per la spesa. Come me e Simonetta, che una volta sul treno abbiamo semplicemente cambiato posto, invece di ridicolizzare un altro di questi personaggi. Come Silvia, che è stata buttata gambe all'aria alla fermata dell'autobus e per fortuna solo questo, e che ora gira con uno spray al peperoncino. Come un'altra cara amica che ha subito avances dal suo direttore.
Un pensiero va a quelle persone che, con evidente allusione, dice che per voi donne è più facile trovare lavoro, se volete...un pensiero va a quelle donne che ci credono e chiudono la propria coscienza in un angolo...un pensiero a quelle donne che lo fanno sistematicamente, salvo poi ripararsi dietro un'ipocrita apparenza, e permettersi anche di dispensare consigli.
Poi ci sono i segnali. Come quello di Annalisa, bello forte e a voce alta, sul tram, che ha chiesto a un lumacone di spostarsi, visto il grande spazio intorno. E scusate se è poco.

martedì 24 novembre 2009

Se Bondi smettesse di poetare...

Mia sorella è restauratrice. Un mestiere nobile, che in un Paese che detiene più del 90% delle ricchezze artistiche del mondo dovrebbe essere il massimo, una categoria a parte. E invece è proprio una categoria a parte, ma non in senso positivo.
Un cursus honorum meraviglioso, dal Liceo Artistico alla Scuola di Restauro al lavoro, con Università nel mezzo. Un curriculum che anche a ridurlo ai minimi termini non ci sta in due pagine, tra lavori a La Scala, in chiese e ville milanesi, a Bergamo, in Veneto, a Novara, e corsi di specializzazione e aggiornamento. Un modus operandi attento e meticoloso.
La realtà è che il mestiere di restauratore passa da 6 anni di praticantato; la realtà è che spesso, in cantiere, puoi benissimo essere scambiata per un muratore. La realtà è che, dopo due anni e mezzo in laboratorio, resti senza stipendio per 6 mesi e te ne devi tornare a casa senza disoccupazione, perchè il fondo statale (di copertura del 20% di un già basso stipendio) non è mai partito.
A New York io e il duo springsteeniano siamo andati a visitare la sinagoga della città, oggi in piena Chinatown. Un edificio che da poco è stato restaurato dopo anni di incuria, vecchio di un centinaio d'anni. La guida ci ha mostrato orgogliosa tutte le fasi di recupero, discettando sulla differenza tra restauro integrativo e conservativo. Ci veniva da ridere, là. Qui, invece, ho un po' perso il senso dell'umorismo.

domenica 22 novembre 2009

Retrospettive

Innumerevoli bei ricordi dell'infanzia. Uno di questi è legato ad un poster. Io e la Manu sempre a spasso, a piedi, con mamma, che ci portava ovunque con sè, non avendo tata o parenti vicini. Ci portava anche dall'estetista, che pazientemente sopportava la nostra curiosità, sebbene educata. Perchè noi due osservavamo tutto, esploravamo quel piccolo negozietto con i tre scalini all'ingresso in ogni angolo, e la lingua, ora come allora, non ci mancava. E poi c'era quel poster. A fumetti, della Dibi, che leggevo e rileggevo, tanto da saperlo a memoria. Ambientato nella preistoria, mostrava come un tempo fossero poche, le donne belle, e che le meno belle finchè non scoprirono "i professionisti dell'estetica" non ottenessero nessun risultato. Mi piacevano quelle tre grassone leopardate che sbuffavano su improbabili tapis roulant di pietra, "i risultati che superarono le aspettative" era proprio un lieto fine.
Quando noi cambiammo paese, e l'estetista rinnovò i locali, quel poster divenne mio. Un regalo meraviglioso. Legato a momenti di gioco, di intimità, di benessere. Legato a gesti amorevoli, a lei, la mamma, che era una bellissima trentenne, la più bella di tutte, che certamente faceva parte di quella schiera di belle a prescindere. Momenti che, a tratti, sembrano lontani anni luce.

giovedì 19 novembre 2009

Qui si fa credito

Una settimana fa tornavo da New York.
I turni, il grigiore di questo tempo, il nuovo numero del giornale, altre cose che son sono andate come desideravo mi fanno sembrare quella vacanza lontanissima. Eppure tutti i regalini che ho portato sono ancora qui, e ancora non sono andata a vedere i lavori di avanzamento della mia casa, e ancora il mio conto corrente non ha risentito dell'allegra settimana. Merito della magica carta di credito, strisciata più e più volte. Per il momento quello che ho, tangibile, è il piccolo mucchietto di bianchi scontrini che ho tenuto, la ricevuta del biglietto del musical, un paio di sms della Cartasì. Il mese prossimo ci penserò.
Due le considerazioni, comunque. La prima. Anche loro, gli Americani, ci mettono del loro: il tuo nome esce su tutte le ricevute, te lo attaccano sul bicchiere dello Starbuck's, come quasi a dire "ecco, tu spendi, ma io so chi sono, ti coccolo, ti personalizzo gli acquisti"; e poi ti fanno trovare un erogatore di contanti (ATM, oltre ai tradizionali bancomat) ovunque; colonnine a portata di mano nei pub, nei ristoranti, nei negozi, per strada.
La seconda è che il cash è comunque molto gradito, come da Frank, ristorante nell'East Village. Il consiglio del papà di andare in giro sempre con qualche soldo in tasca resta sempre il migliore.

lunedì 16 novembre 2009

C'hai il fisico per i ruoli?

Non mi piace generalizzare, non mi piace giudicare, sto lontana da chi mi vuole mettere in guardia ma poi, quando vado a sbattere la fronte contro un'ipotetica e invisibile porta a vetri ecco che quasi quasi...
In ogni caso, i miei quattro lettori sono avvisati, il contenuto del post non proviene dalla batosta, ma dai consigli di un amico, uomo, che mi ha illuminato la via, più delle stelle che ho visto. L'amico, vero, oltre ad avermi aspettato con un manipolo di altri amici, genuini, al bar per un panino, domenica, mi ha poi reso edotta su come funzionano i rapporti interpersonali a trent'anni, dal punto di vista maschile. E devo dire che non si smette proprio mai di imparare...
Vedi, mia cara piccola ingenua, la cosa è molto semplice. Se tu vuoi continuare a fare la single impenitente vai tranquilla così, che vai bene. Sincera, spontanea, quello che vuoi. Se però vuoi un fidanzato (che parolone, ho pensato io. Più che altro mi basterebbe incontare una persona che ci tenga, ecco) devi cambiare atteggiamento. Eh mica puoi scoprire tutte le carte subito! E poi devi esigere: se vuoi un fidanzato devi farti trattare da fidanzata. In che senso, scusa? Devi assumerne il ruolo. Tipo, che ne so, in una parola...rompere i coglioni? Sì, proprio così.
Che illuminazione. Potrei dire alla mamma di stare tranquilla, se un giorno vorrò sposarmi adesso so come fare. A meno che un altro amico non voglia smentire, ma credo che questa visione da fidanzatina tradizionale sia molto veritiera (e pleonastica). Tanto poi per sfuggire c'è sempre l'amante.

domenica 15 novembre 2009

La femmina del baro

E' tutto un bluff. Altro che colta, intelligente, impegnata. Ma no, ma no, ma no.
Ieri sono stata all'Assemblea Regionale del PD. E avrei voluto essere a vedere i Tuttineri cantare quella che è una vera filosofia (Ka Mate, Ka Ora: è la morte, è la vita). Sono stata presentata ad un buon numero di persone quale la "direttrice del nostro giornale", e io ero lì tutta ridolini, quelli che emetto quando sono profondamente imbarazzata, tanto da dimenticare volti e facce quasi all'istante. E se non fosse stato per i commenti agli interventi della Bruna, al mio fianco, prima della Bindi ho rischiato sul serio di addormentarmi. Poi ho ascoltato la Rosy sfogliando D. E i due interventi che ho apprezzato di più sono stati quelli che avrei fatto anche io, sulle testimonianze dirette, concreti.
Ritornando da Lodi, in direzione della radio, e poi dalla radio alla mia piccola uscita serale, ho pensato molto di più ai km percorsi che a quest'assemblea, che mi è parsa bella quanto inutile. Come un cappotto con le maniche corte.
Sì, sì, sono proprio un bluff.

sabato 14 novembre 2009

MAMMONE

E come al solito dopo aver visto un posto continuo a leggere di New York dappertutto. Non che prima giornali o riviste non scrivessero di quella città, perchè VERAMENTE è il centro del mondo. Ma ora, avendo ben vivo il ricordo del viaggio, mi attacco allo scritto di turno con curiosità quasi lasciva.
Ieri per esempio ho scoperto perchè Mel Gibson si trovava là: è venuto come me (vabbè: quasi come me) al concerto di Springsteen. Vedi, Mel, quante cose in comune? Il ristorante, i gusti musicali...se solo anche tu non avessi l'età di mio padre...passiamo oltre.
Oggi è stata la volta di un articolo dei cittadini che tornano a vivere a Manhattan e si sbarazzano delle auto, inutili. In città ci sono più taxi che altro. Vero. Notato subito. Beati loro che possono scegliere una fetta di Mela, ognuna così differente dall'altra...
Poi ho letto del processo al terrorista delle Torri Gemelle. E lì, più dello spazio vuoto mi ha colpito quella chiesetta, lì a due passi, che ha accolto, ristorato, fatto riposare, tutti quelli che con pazienza e amore e abnegazione hanno raccolto ogni pezzo di maceria e di vita di quella tragedia.
Ultimo della giornata - fino ad ora - un commento su un pezzo uscito sul NYT (ma dov'è quel maledetto palazzo? L'ho cercato disperatamente...) sugli uomini italiani, mummy overprotected. Titolo dell'articolo: mammone. Tesorino, stai con mamma tua che a Manhattan ci vado da sola, tranquillo. Del resto, la valigia me la faccio da me e ho scarrozzato in giro due fanciulli. Proprio vero che 'nomen omen'!

venerdì 13 novembre 2009

Have a NYC(e) day

Li culla dolcemente, migliaia e migliaia e migliaia. Li coccola, mentre li porta a correre nella loro città, con il bicchierone del caffè in mano, begli uomini e belle donne, bianchi e neri, formali e informali, attaccati perennemente al blackberry, al lavoro o a tenersi in forma al Central Park, ma sempre easy, with no drama. Laggiù, in metropolitana, arrivano, strisciano la loro MetroCard e si rilassano. Chiudono gli occhi, si appisolano là sotto il fiume e sotto i grattacieli. La mattina, come la sera, il dondolìo rende meno traumatico il risveglio, scioglie le tensioni della giornata al rientro, allevia le fatiche di noi, turisti stakanovisti che non ci vogliamo perdere nulla ma proprio nulla di questa città incredibile.
Tutto è da vedere, tutto da ammirare: ogni angolo di isolato, ogni grattacielo, ogni insegna di quello spettacolo di neon di Times Square. Ogni passo sul ponte di Brooklyn, ogni afroamericano in tutona o in rasta, ogni galleria di Soho, ogni portiere di Park Avenue, ogni boutique della Fifth, Mel Gibson che viene a cenare nel tuo stesso ristorante al Greenwich.
Ma la folla non lo permette, quella stessa folla che ti affascina, ti fa sentire al centro dell'universo. In un luogo dove tutto è possibile, se tieni il passo. Un luogo che ti offre tutto, tutto è lì, a portata di mano, raggiungibile. Brodway mi ha regalato Mamma Mia! a una spanna dal palco, con la buca dell'orchestra ai miei piedi. Il Madison Square Garden mi ha commosso con quello che penso sia il concerto più bello di Bruce cui abbia mai assistito (e lui, Sherry Darling, l'ha dedicata solo a me), il tramonto al Top of the Rock mi ha lasciato a bocca aperta, il sole della domenica al Central Park a braccia scoperte.
Difficile scegliere quello che mi è piaciuto di più: del resto, quando ti innamori ti colpiscono più cose, e l'unicità è composta da tanti piccoli e grandi particolari.

mercoledì 4 novembre 2009

Il viaggio

Dieci anni fa il mio primo volo mi portò dall'altra parte del mondo. Un viaggio deciso dalla fortuna, straordinario, per salutare il nuovo Millennio all'ombra dell'Opera House insieme alla sorellina. Due bambine a bocca aperta. Lo avevo conosciuto poco prima di andare via. Lo avevo ritrovato al mio ritorno.
Dopo dieci anni un altro volo mi farà attraversare un altro oceano per portarmi in America, per la prima volta. A New York tornerò ad essere quella ventenne stupefatta, sbalordita, anche se stavolta la fortuna non c'entra. Con me c'è lui. Ognuno scriverà un capitolo per sè, noi due ne scriveremo uno solo nostro; son cambiate molte cose, ma restiamo sempre presenti l'uno nella vita dell'altra.

lunedì 2 novembre 2009

Repulisti

Mattinata piovosa trascorsa straordinariamente a casa con entrambi i genitori. Straordinariamente abbiamo piazzato il babbo ai fornelli, mentre io e la mamma ci siam lanciate nella difficile e rischiosissima operazione della pulizia della zona-documenti. Che per noi significa aprire un intero armadio e, a reparti, buttare non solo vecchi estratti conto, ma anche vecchi cellulari con accessori annessi, occhiali, volantini, fascicoli di qualsiasi genere. Perchè entrambe conserviamo tutto il conservabile. Un lavoro immane.
Io ho una specie di caos organizzato, nella mia "anta". Tutto quello che mi riguarda finisce lì dentro, ma io so che è lì e lo trovo facilmente. Quando, come oggi, devo aprire buste ancora chiuse o riprendere in mano la famosa multa del semaforo o i volantini elettorali e i giornali di settore, finisce sempre che riammucchio tutto per tema e getto via ben poco. Lei invece sospira, chiude gli occhi e via, nel cestino. Quando mi ha passato una pila di cartoline ho avuto i brividi...ma ho ubbidito. Un po' meno con gli occhiali da sole, assolutamente no con i vecchi diari di scuola. Poi ci sono le sorprese: la comunicazione del viaggio vinto nel 1999 (dieci anni fa!!!!) laggiù dall'altra parte del mondo. E, anche, i registri del catechismo, attività serissimamente portata avanti per tre anni da me e la mia Cy.
Quei nomi, alcune di quelle piccole persone di allora le incontro anche oggi, spesso. E quando non penso a quel tempo ormai lontano, il pensiero è all'opposto. E' proprio vero che più cresci e meno senti le differenze con le generazioni a te prossime. Ed è anche vero che se sei sempre te stessa la distanza tra te catechista e te oggi non è poi così abissale.

domenica 1 novembre 2009

ypòkrisis: la simulazione

Odio l'ipocrisia. Insieme alla maleducazione, è la cosa che odio di più. L'ipocrita inganna gli altri, inganna soprattutto chi dovrebbe amare, ma prende in giro soprattutto se stesso. Preferisce un'apparenza comoda e tradizionale, approvata dalla massa, in cui si confonde. E poi lì, ben nascosti nel mucchio, si permettono di sentenziare e di fare l'esatto contrario.
L'ipocrisia è un danno sociale. Se non ci fosse, tutti si sentirebbero più liberi, più spensierati nel ricercare la propria felicità. E invece l'ipocrita ti colpisce proprio nelle tue debolezze, nelle tue insicurezze, ti fa sprecare un sacco di tempo e di energie sulla tua autostima.
Sono talmente tanti gli esempi che potrei fare che qualcuno a me molto vicino potrebbe tremare. Ma ho troppo rispetto per la vita degli altri (anche se spesso non è valso il viceversa) per star qui a sentenziare sui loro tradimenti, sulle loro "concessioni", sulle loro grandi e piccole disonestà.
Come diceva la nonna, come si dice in Calabria, ognuno di noi dovrebbe "farsi garbo". Evitare il giudizio, perchè la vita ci porta a percorrere strade imprevedibili, vicoli stretti, bivi difficili. Noi, soli con la propria coscienza.