martedì 23 gennaio 2024

De Calcio: complemento di mancanza, non di argomento

I fischi. Monocorde, fastidiosi, prolungati. In un minuto di silenzio a un campione dello sport, l'idolo della mia mamma che di calcio, da ragazzina, non sapeva nulla, ad eccezione di Gigi Riva. 

Non rimane attaccata "ciccia" all'operazione Arabia Saudita della Supercoppa, che si ripeterà ancora, questo è certo. Resta la vittoria sul campo di una squadra, quella sì. Un campo che sarebbe potuto essere sulla Luna, per questo senso di fuori luogo che a freddo ereditiamo all'indomani. Il gesto sportivo svuotato di tutti gli altri significati che il calcio, in Italia, fin dalla sua nascita ha avuto. 

Più di tutti è il suo valore sociale a venire meno. La voglia di vedersi e andare insieme allo stadio, o al bar, o a casa di amici è adombrata dai costi e dalla visione solitaria, da un modo tutto differente di vedere una partita. Per questo, oltre al risultato, sono i tifosi che hanno affrontato il viaggio i veri protagonisti. Quei pochi irriducibili, con tutti i ma del caso, in uno stadio di indifferenti, colmo solo per la finale, a rafforzamento dell'inutilità delle due partite precedenti. Nella trafficatissima Riyad a tutte le ore del giorno e della notte, come ha sottolineato il telecronista, il parcheggio continua ad essere vuoto, i cori stranamente generici, le interviste ai "tifosi" fuori dallo stadio decisamente ridicole.

Monocorde, fastidiosi, prolungati come i buuu di un altro stadio, anche questo spesso non a capienza piena, ma sapientemente mascherato dai seggiolini tutti colorati. Uno stadio che conosco bene, avendo gestito per qualche anno gli steward, uomini e donne di tutte le età, ma di cui, anche allora, importava un altro piccolo particolare. Allora, il delegato aveva un problema con due categorie, in particolare: le donne e i "negretti". Quando parlavo io mi dava le spalle, ma non smetteva di abbaiare che ce n'erano troppi, da distribuire nei vari settori. Il maschio italiano dell'età di un senatore medio (che in effetti contribuisce a chiudere i lavori per andare allo stadio) minacciato da femmine e balubacherubanoillavoro. 

In questo secondo caso, lo straniamento riguarda un pregiudizio fuori dal momento. Il calcio perde spazio e tempo, due dimensioni che lo rendono completamente inattuale, inadatto per le nuove generazioni, se non per un piccolo particolare: i soldi. Tanti soldi. Montagne di soldi. Multe in denaro, anche. Dove sta la differenza con il passato?, si discuteva con degli amici. In una cosa fondamentale, l'unica: la reazione a questa consuetudine.

E oggi, allo stadio ci vanno ancora i bambini coi loro padri e finché ancora percepiscono i calciatori come idoli, ne sono felici. Poi, in adolescenza, o si coltiva il piccolo campione potenzialmente portatore di denari, o il calcio diventa secondario rispetto a sport che, nel loro circuito, non prevedono compensi di questo tipo, dove si lavora altrove, per arrivare a fine mese, e poi ci si allena. Il rito sta perdendo un'intera generazione, sta perdendo le persone, in favore dei numeri. Ma i numeri non hanno anima.