venerdì 22 dicembre 2017

Forza Matteo

Caro Matteo,

non ci conosciamo di persona, ma sei il cucciolo di papà, con cui sono cresciuta.
In questi giorni ti fischieranno moltissimo le orecchie, perchè, anche se non lo sai, hai un bel gruppo di fan. E' giusto che tu lo sappia, che tu sappia che sei un supereoe in pigiamino.

Noi siamo tanti perchè, oltre che con papà, siamo cresciuti anche con i tuoi zii. Molti di noi si conoscono da quando sono nati. Io sono arrivata un po' dopo e - che resti tra noi - quando sono arrivata da un altro paese e avevo più o meno la tua età ho fatto un po' fatica a distinguere papà e gli zii, ma questo puoi ben immaginarlo.

Caro Matteo, noi abbiamo un segreto: ci vogliamo così bene perchè poi, quando siamo arrivati alle scuole medie, ci siamo rimescolati sempre e solo in due classi e ci siamo conosciuti tutti. Abbiamo anche avuto la fortuna di avere qualche bravo professore che ci ha punzecchiato, ci ha provocato, ha tirato fuori diverse anime e ci siamo sentiti compatti, ci siamo difesi a vicenda, abbiamo fatto squadra. Anche fuori da scuola, ci siamo sempre trovati al parco, all'oratorio, in gelateria. Per noi non è possibile non volerci bene, anche adesso che abbiamo strade diverse, che non ci vediamo più così tanto.

Caro Matteo, spero che questo segreto possa averlo anche tu con i compagni che ti stanno vicino. Ma parti con un team di tutti rispetto: i nonni instancabili, gli zii e i cugini. E mamma e papà, che non ti mollano un minuto. Adesso scopri che la famiglia è più larga anche se invisibile, non è mica da tutti!
Quindi sfodera le tue doti da supereroe e vinci per tutti noi, che stiamo facendo piani su piani per darti una mano. Non sentirti solo, promettilo a me e a tutti questi zii acquisiti! Avrai mesi impegnativi davanti, ma non smettere mai di sognare. Fatti abbracciare, pensa a quello che vorrai fare dopo, chiedi, leggi e sogna. Anche noi lo faremo con te.

Buon Natale, caro Matteo. Noi adulti stiamo imparando che a volte corriamo troppo tralasciando le cose bellissime che abbiamo sempre sotto gli occhi. Dovremmo ricordarcelo sempre. Tu lo sai già: d'altra parte non sei mica un supereroe per caso!

lunedì 18 dicembre 2017

Promessa

Non era la prima volta che lo notavo.
Se ne stava lì, a fianco della porta d'ingresso del bar che adoro anche se non ha un grandissimo impianto di areazione e se ci mangi a mezzogiorno lo sanno tutti.
Se ne stava lì fuori, se ne sta spesso fuori, di mattina, vicino alla vetrina di ingresso e alle brioche in bella vista, vegane, al miele, integrali e normali.
Guarda un attimo chi entra, ha un cappello in mano, ma non molto di più.

Settimana scorsa ci ho parcheggiato davanti. Ero di fretta, come sempre. Avevo mille pensieri, come sempre. Ho pensato subito al caffè visto che da mesi non riesco a fare colazione per la nausea (no è la risposta). L'ho guardato. Ho guardato il led dell'auto e i meno due gradi sull'angolo in alto a destra.
Ho parlato senza pensare. "Ti va un caffè? (o forse un the)...un caffè e una brioche? Come ti chiami? (ma perchè tutte 'ste domande a raffica?) Dai entra".

E mentre spingo la porta lui mi risponde. Promise.
Saluto il "mio" barista, lo stesso che mi regala un sorriso, che ormai sa che prendo un caffè macchiato e una brioche in un sacchetto (che poi dimentico nella borsa, perchè in ufficio mi attacco al pc e me ne scordo) e lui mi dice: "due e due", perchè ha visto tutto. Poche parole, mica come me. Che mi giro, quasi ricordando la risposta di questo ragazzo. "Hai detto che ti chiami Promise? Promessa?". Sì. Sorride: i denti sono bianchissimi. "Hai il permesso di soggiorno?". Sì. Mi guarda negli occhi. "Non lavori?" Non ce n'è. Ecco, questa risposta la conosco, la sento spesso e so che ha significati molto diversi. Allora mi segno il suo numero. Lo registro sul cellulare del lavoro sotto la voce Promise, pago e scappo con il mio sacchetto. Lo lascio seduto, guardo il "mio" barista e scappo via.

Non l'ho ancora chiamato. Mi piace pensare che prima o poi ti manterrò, Promessa.

nb. Sono talmente maleducata che non gli ho detto nemmeno come mi chiamo.

venerdì 1 dicembre 2017

Siamo così, e per fortuna!

Eh lo so, parlo solo di donne, ultimamente.

Eppure non posso farne a meno, perchè la comunicazione con l'emisfero altro dell'universo risulta difficile o frammentaria o lontana, confinata spesso a poche parole su uno schermo.

E quindi scrivo di ieri sera. Di un posto meraviglioso, un concept store che Milano si merita, di cui questa città può rendere grazie. Abiti da guardare, toccare, abiti che fanno sognare. Gioielli particolari, scarpe irresistibili. Ed elementi di design, quadri, lezioni di trucco personalizzato e con un ritorno in prodotti. Ma, soprattutto, uno spazio da vivere con Mariarosa, la sua squadra e tutti quelli che vogliono fare qualcosa, incontrarsi e conoscersi.

Lucia mi ha di nuovo coinvolto con il suo libro. Ormai siamo collaudate: ci diamo e ci togliamo la parola, siamo un metronomo, abbiamo ampie divagazioni sul tema, accorciamo o allunghiamo, leggiamo, ci guardiamo, rivolgiamo lo sguardo alla platea, cercando gli occhi di chi ascolta.

Lucia è esplosiva, non so definirla in altro modo. In questo "Siamo Così" ogni volta trovo un pezzetto di me, e le persone che ci ascoltano lo percepiscono, perchè vogliono la loro copia, perchè sanno che leggeranno anche solo una parte di questo vocabolario di parole nuove e troveranno anche loro una tessera di puzzle personale.

Lucia aggrega e conosce designer, creatrici di gioielli, personal shopper, pr e malcapitati (spesso uomini) e li intreccia tra loro con una parlantina che avvolge come un caldo gomitolo di mohair. La stessa lana che ieri Mari e Gian Marco mi hanno dato per la serata, insieme ad un abito che mi ha chiesto di comprarlo (non è colpa mia! Mi ha implorato!).

Parlo solo di donne, non è colpa mia. Perchè Lucia, Beatrice, Daniela, Giulia, sono le donne che ieri speravo di vedere. Altre volevo partecipassero, ma succederà. Perchè Annalisa se lo è perso, ma non può perdersi l'occasione di conoscere queste donne, non può. Perchè Isabella deve smettere di dare buca.

Parlo solo di donne perchè solo loro che mi "opzionano", perchè con loro mi voglio confidare.

Sarò anche noiosa, ho già scritto di questa bellissima opportunità, ma mi brillano gli occhi. Perchè Dicembre è arrivato, ultimo mese di questo anno di ricostruzione, insegnandomi ancora una volta, tra tutto questo amore, che dobbiamo regalarci molto, che non dobbiamo permettere a nessuno di invaderci e minare le nostre fondamenta.

Sono noiosa. Che ci posso fare!