giovedì 27 dicembre 2018

Il fantasma di Cornaredo

Siamo avanti, siamo all'avanguardia.
Siamo alternativi, siamo sempre nuovi, provocatori, siamo originali.
Siamo noi i migliori di tutti i tempi. Il passato ci fa un baffo.
O forse no.

Perchè, mentre stai cercando di non addormentarti dopo il pranzo delle feste, l'ennesimo, quello di Santo Stefano, salta fuori una storia incredibile del passato che sovverte la percezione di essere, oggi, tutto e il contrario di tutto.
Si scherzava sul fatto di andare in pensione a quarant'anni, insieme al fratello di mio cognato. C'era anche Paolo, con le sue gemelle di poco più di un anno. Cosa possiamo fare per monetizzare? Vome possiamo fare per smettere di lavorare e senza reddito di cittadinanza?

Si dovrebbe avere un'idea geniale, come quella del fantasma di Cornaredo.
Come, prego?

Ed ecco la storia di questo pazzo geniale. Nel 1971, a Cornaredo, un uomo appariva sul muro del cimitero. Come spesso accade, i ricordi dei presenti si contraddicono, ma la sostanza è questa. Era nudo? Chi lo sa. Sicuramente si copriva con un lenzuolo bianco. Ma tutte le sere? No, non c'era regolarità nelle apparizioni, nè sugli orari. Appariva in modo imprevedibile, a orari sempre diversi.
E il pubblico cresceva. Faceva caldo, e i ragazzi si davano appuntamento fuori dal cimitero. Dove andiamo stasera? Ma al cimitero di Cornaredo, ovviamente.
I bar erano sempre pieni. E, addirittura, davanti al luogo dell'eterno riposo erano comparsi pure i camioncini dei panini. Dove si va, in questa calda notte di Settembre? Ma a Cornaredo! A vedere - o a non vedere - quel velocissimo ragazzo saltare sul muro e tra le tombe, seduto su un muretto, o nel campo, o ai tavolini del paese, ma insieme.

La storia divenne così famosa che un giornalista, Romolo Amicarella, riuscì a portarla all'attenzione nazionale. Il genio di bianco coperto non venne mai acchiappato ? No, assicurano i presenti. I Carabinieri arrivavano, spesso tardi, o spesso non lo trovavano. Probabilmente una tomba semi aperta e un anfratto buio giocava a favore del fantasma, che scompariva sotto i loro occhi. Fino alla prossima esibizione. Mi piace pensare all'adrenalina di questo performer sconosciuto, la pianificazione della sua messa in scena, il brivido di correre davanti ad un pubblico altrettanto carico di quella piccola eccitazione, di quel piccolo brivido per la scorrettezza, per la non convenzionalità. Per qualcosa che non si fa, ma non fa male a nessuno.

No, non ci inventiamo nulla; ma noi "ragazzi" ci siamo divertiti molto a pensare come sarebbe stato oggi, senza macchine fotografiche analogiche ma con strumenti diversi. Forse la magia e il divertimento sarebbero spariti subito, rivelati da occhi tecnologicamente più avanzati, ma sai il business, Paolo?

Siamo poi così diversi dai quei giovani di 47 anni fa?