venerdì 26 aprile 2024

Se strappare la Pace è una ragazzata

Nel giorno della Festa della Liberazione, di buon mattino, mia madre va a prendere le bandiere dell'Italia e della Pace, fresche di bucato, per appenderle fuori casa. 
Il tricolore è nuovo: quello che avevamo era ormai sbiadito dal tempo. E anche quella multicolore, che nei cortei qui in zona è la prediletta dei bambini, ha colori vivissimi. Alla fine si opta per la cancellata, all'esterno, sulla pista ciclabile. Una accanto all'altra. E si va in corteo per le strade, con la Banda e la Corale, tra Bella Ciao e passeggini, grandi e piccoli, personalità e personaggi. Insieme. 

Nel pomeriggio, però, la bandiera della Pace viene strappata via. Un vicino si accorge, ferma questi adolescenti e li invita a riconsegnare la bandiera. Suona il citofono e la reazione è una sola: stupore. 
"Una bravata". I bravi moderni si accaniscono sui simboli. 
Una monelleria. I monelli, una volta, facevano telefonate anonime e suonavano citofoni. Posto che la prima attività sulla ghiera o sulla tastiera sono ormai obsoleti, anche la seconda non se la passa troppo bene.

Di cretinate senza senso ne è piena ogni epoca, anche se ora faccio fatica a farci un mezzo sorriso. Sarà che attività varie come bruciare giochi pubblici appena installati, spaccare panchine nuove o buttare spazzatura ad un niente dal cestino non dimostrano nulla, se non un cervello ancora riposto nella sua pellicola protettiva. Strappare una bandiera della Pace, forse, ci dice che il cervello è ancora nell'imballaggio di cartone. 

La noia? Forse è il momento di chiamare questi vuoti di valore con il loro nome.