lunedì 24 gennaio 2022

Nebulose visioni

Ci sono giornate fredde e nebulose che anche chi è nato nella bassa, a volte, fatica a sopportare, probabilmente perchè - nel mio caso - la provenienza delle precedenti generazioni è leggermente più a Sud, e i geni non ne avvertono la poesia.

L'umidità entra piano nelle ossa; la scighera si scioglie lentamente e la senti sul viso, sulla testa, sul cappotto che non è mai abbastanza impermeabile. E intorno tutto resta seminascosto, le strade hanno nuovi particolari da tenere a bada e le distanze acquistano nuove dimensioni. E mentre tu organizzi la giornata come tutti gli altri giorni, noti dei particolari che non vedi di solito, nonostante gli occhiali più appannati, se è possibile. Nonostante la cervicale che monta fino a farti scappare a casa, rigirare lo stomaco e lasciare il cellulare più lontano possibile per il resto del pomeriggio, ti soffermi a pensare a quel trattore che arava il campo in mezzo alla campagna lattiginosa.

Mentre la macchina scivola piano lungo la strada stretta e tortuosa tra le frazioni di Corbetta, quel trattore disegna traiettorie parallele rigirando la terra bruna di lato. La cabina semiaperta, il movimento preciso, regolare, sempre uguale, iniziato chissà a che ora, da finire chissà quanto dopo. Un sienzio umido fatto di minuscole goccioline intorno, in quell'intorno che non si vede, un po' più in là. In quella campagna che in estate, piena di grano o granturco, riempie le mie lunghe e lente pedalate. 

Quelle gocce piccole, che entrano lentamente nelle ossa sotto qualsiasi strato di protezione, risintonizzano i pensieri di quell'uomo alla guida meglio dei nostri, alle prese di una giornata come un'altra. Magari ascolta canzoni metal, chissà. Ma lui sì. Lui coglie quella poesia che a me oggi sfugge. Quel patto tra uomo e Natura scritto nei geni di molte generazioni. Quel legame che tendiamo a non vedere più. Una scighera che sta dentro, un insieme di preoccupazioni che invade le ossa, contro cui non siamo mai del tutto impermeabili.

sabato 15 gennaio 2022

Son queste le stelle che usciamo a riveder

C'è stato un tempo in cui nella mia vita ci sono state le lunghe telefonate. Dalle scuole medie alla mia laurea, più o meno. In un periodo che va dagli anni '90 al 2005 circa. Un periodo in cui - prima - al fisso il filo era sfruttato nell'intera estensione della sua morbida spirale perchè finivo seduta per terra e - poi - quando mi sono comprata il cellulare alla fine degli anni '90 e si studiavano tutti i piani possibili per parlare con il numero preferito. E quel numero preferito c'era, ed era bellissimo spendere tutti i centesimi in un mare di parole, prima e dopo averne usate un altro mare dal vivo, e scritte anche in tutti gli sms possibili, sfruttando il numero limitato di caratteri di allora. 

La pandemia ha reso difficile la vicinanza fisica ma la tecnologia ha regalato ancora di più rispetto a prima una prossimità differente. Virtuale. L'ha restituita con i vocali, con le videochiamate e le telefonate. Ha accorciato quelle distanze che allora, nel tempo passato, c'era e non era colmabile in questo modo. Ha riavvicinato i confini del mondo. Oggi, raccontando per l'ennesima volta il mio viaggio dei venti anni in Australia alla mia cuginetta adolescente, le ho dovuto spiegare perchè e come fosse così differente. E come stare a Capo Verde cinque mesi, lo scorso anno, fosse invece stato decisamente più semplice.

Ma anche se tutto cambia, come è giusto che sia per noi esseri umani naturalmente portati a evolverci continuamente, la bellezza di certi legami resta e stupisce ogni volta che si trovano. Può essere un messaggio breve che propone un pranzo, cui si aggiunge una passeggiata a Milano, da parte di chi hai incontrato sul lavoro ma che è rimasto. Quell'annuncio mandato perchè mi hai pensata. Quell'articolo che fa al caso mio. Il video che mi farà ridere, lo sai già. Può essere quella telefonata nella notte, che dura un'ora e mezza come quel tempo andato ma senza filo allungato, con il cellulare appoggiato sul cuscino e lo sguardo perso nel buio, ma che scorre immagini impresse nella memoria e ne crea altre nuove e diverse. O solo un saluto, perchè ci siamo.

La fortuna è di aver saputo gettar fili a spirale lunghi, e invisibili. Che si allungano fino alla massima estensione o restano morbidi, che non devono necessariamente essere attivi sempre, perchè sono straordinari solamente per il fatto di esistere. La fortuna è che quando quei collegamenti si attivano, o riattivano, è come se fosse passato un giorno. Mi piace pensare che sono questi legami fatti di rapporti veri e autentici e sempre al momento giusto che rendono questo mondo migliore. Al di sopra di ogni interferenza. Al di sopra di ogni differenza. Al di sopra di ogni distanza fisica e temporale.

venerdì 7 gennaio 2022

Tutti giù dal burrone


Arriva una nuova bufala e tutti ci cascano. Perché? Eppure è uguale a quella dell'anno scorso, quella dell'anno prima. Ha solo aggiunto "Meta" alla solita dichiarazione di autorizzazione a non utilizzare i proprio dati su un social network che, fin dall'iscrizione, usa i dati di tutti. E si trovano sui motori di ricerca (le nostre foto, le nostre adesioni anche ad altri social), vengono usati per aggiustare il tiro, creare nuove emoticon, spingere a ripubblicare i ricordi. E ancora di più, codificare gli algoritmi, vendere pubblicità e riproporre a noi stessi quello che ci piace perché lo abbiamo cercato, lo abbiamo digitato, lo abbiamo spiato sui profilo degli altri.

In che modo, allora, posso modificare un sistema che conta centinaia di milioni di utenti? In uno solo: non iscrivendosi. Disattivando il profilo e attendendo la cancellazione definitiva, ma anche così resta traccia.

E invece eccola lí, la catena. Non c'è niente dietro, lí. Nessun complotto. Niente che non ci dicano, in realtà. Nessun potere occulto. Si condivide perché "l'ho visto altrove e mi pareva figo". E soprattutto, si condivide perché "nel dubbio, non fa male".

Nel dubbio. Nel dubbio non penso e faccio quello che fanno gli altri. Lo step successivo, ulteriore, di certe notizie che non sono vere, ma è come se lo fossero. Di notizie che non sono vere, d'accordo, ma che dovrebbero perché dicono esattamente quello che penso, cacchio! In una parola, condivido una cosa falsa. E basta...che male può fare?
Il male è che si smette di pensare con la propria testa. Il male è che non si distingue più il vero dal falso, perché sembra vero. Perché dice quello che penso, dá la colpa a Meta, dimenticando che tutto quello che è pubblicato, anno dopo anno, arriva da noi. E questo si applica in tutti gli ambiti della vita. Abbiamo pensieri così omologati, preconfezionati da altri, magari con una certa personalità o con posizioni di potere, che non facciamo nemmeno la fatica di farci un altro pensiero. È lí, l'opinione. Il resto lo investiamo in critica, invettiva, cattiveria, che macina tutto insieme, senza distinguere la piccolezza dalla gravità.

Oggi è Facebook, domani sarà la politica del proprio paese, quello che non si dice per i propri figli perché gli altri genitori fanno tutti la stessa cosa, quello che non si sceglie perché "mi hanno detto" che non va bene.
Da quando il pensiero è diventato così pericoloso?
Da quando non sappiamo più dire "forse hai ragione" ed è al pensiero la dedica più feroce del complotto?
Da quando stiamo accatastando nuovi roghi in piazza?

mercoledì 5 gennaio 2022

I Marchesi del Grillo sono tanti, milioni di milioni...

Massimiliano lavora nel mondo degli eventi da sempre. Si occupa di musica, soprattutto, e di tutto quello che serve a un concerto per funzionare: pratiche, permessi, consulenza, sopralluoghi, personale, rapporti con le strutture, con le biglietterie, con gli uffici stampa e le case discografiche. Lo fa da sempre, e con grande naturalezza. Si diverte sempre. Trova ottime soluzioni, e per questo è molto richiesto. E ha spesso ottime idee.

Una di queste idee è nata prima che la musica ripartisse, nell'annus horribilis in cui ha pagato tutte le tasse e i ristori non ne hanno coperte nemmeno un quarto. Ha pensato a come effettuare tamponi prima di concerti, fiere, eventi. Nelle piazzole, fuori dai ristoranti e dai convegni. Con delle unità mobili facilmente rimovibili, appoggiandosi alle unità di Pronto Soccorso locali. Tamponeexpress.com è nato subito, perchè lui e il suo socio sono molto bravi anche in questo. E nel sito c'è scritto tutto.

Bellissimo, vero? Ma non si può fare. Il giorno in cui il sito è andato online è arrivata anche l'impossibilità a metterlo in atto. Per le normative in vigore, solo medici, farmacie e strutture sanitare sono abilitate all'esecuzione dei tamponi. In Europa, in Germania ad esempio, addirittura ci si vaccina in posti "strani". Frankie hi-nrg mc riposta un night club. Un musicista, guarda caso. Uno che era venuto con me a Bruxelles al Parlamento Europeo per un progetto dei Patrizia Toya sul lavoro.

Mi viene da pensare che è sempre tutto bellissimo. Che l'economia galoppa, arrivano i soldi, siamo nella nostra migliore condizione per rifiorire. Ma chissà perchè questi frutti cadranno sempre nelle solite cornucopie, con tempi e modi su misura. Agli altri, non risposte, rimandi vaghi, posticipazioni. Set, match.