sabato 15 gennaio 2022

Son queste le stelle che usciamo a riveder

C'è stato un tempo in cui nella mia vita ci sono state le lunghe telefonate. Dalle scuole medie alla mia laurea, più o meno. In un periodo che va dagli anni '90 al 2005 circa. Un periodo in cui - prima - al fisso il filo era sfruttato nell'intera estensione della sua morbida spirale perchè finivo seduta per terra e - poi - quando mi sono comprata il cellulare alla fine degli anni '90 e si studiavano tutti i piani possibili per parlare con il numero preferito. E quel numero preferito c'era, ed era bellissimo spendere tutti i centesimi in un mare di parole, prima e dopo averne usate un altro mare dal vivo, e scritte anche in tutti gli sms possibili, sfruttando il numero limitato di caratteri di allora. 

La pandemia ha reso difficile la vicinanza fisica ma la tecnologia ha regalato ancora di più rispetto a prima una prossimità differente. Virtuale. L'ha restituita con i vocali, con le videochiamate e le telefonate. Ha accorciato quelle distanze che allora, nel tempo passato, c'era e non era colmabile in questo modo. Ha riavvicinato i confini del mondo. Oggi, raccontando per l'ennesima volta il mio viaggio dei venti anni in Australia alla mia cuginetta adolescente, le ho dovuto spiegare perchè e come fosse così differente. E come stare a Capo Verde cinque mesi, lo scorso anno, fosse invece stato decisamente più semplice.

Ma anche se tutto cambia, come è giusto che sia per noi esseri umani naturalmente portati a evolverci continuamente, la bellezza di certi legami resta e stupisce ogni volta che si trovano. Può essere un messaggio breve che propone un pranzo, cui si aggiunge una passeggiata a Milano, da parte di chi hai incontrato sul lavoro ma che è rimasto. Quell'annuncio mandato perchè mi hai pensata. Quell'articolo che fa al caso mio. Il video che mi farà ridere, lo sai già. Può essere quella telefonata nella notte, che dura un'ora e mezza come quel tempo andato ma senza filo allungato, con il cellulare appoggiato sul cuscino e lo sguardo perso nel buio, ma che scorre immagini impresse nella memoria e ne crea altre nuove e diverse. O solo un saluto, perchè ci siamo.

La fortuna è di aver saputo gettar fili a spirale lunghi, e invisibili. Che si allungano fino alla massima estensione o restano morbidi, che non devono necessariamente essere attivi sempre, perchè sono straordinari solamente per il fatto di esistere. La fortuna è che quando quei collegamenti si attivano, o riattivano, è come se fosse passato un giorno. Mi piace pensare che sono questi legami fatti di rapporti veri e autentici e sempre al momento giusto che rendono questo mondo migliore. Al di sopra di ogni interferenza. Al di sopra di ogni differenza. Al di sopra di ogni distanza fisica e temporale.

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