venerdì 7 gennaio 2022

Tutti giù dal burrone


Arriva una nuova bufala e tutti ci cascano. Perché? Eppure è uguale a quella dell'anno scorso, quella dell'anno prima. Ha solo aggiunto "Meta" alla solita dichiarazione di autorizzazione a non utilizzare i proprio dati su un social network che, fin dall'iscrizione, usa i dati di tutti. E si trovano sui motori di ricerca (le nostre foto, le nostre adesioni anche ad altri social), vengono usati per aggiustare il tiro, creare nuove emoticon, spingere a ripubblicare i ricordi. E ancora di più, codificare gli algoritmi, vendere pubblicità e riproporre a noi stessi quello che ci piace perché lo abbiamo cercato, lo abbiamo digitato, lo abbiamo spiato sui profilo degli altri.

In che modo, allora, posso modificare un sistema che conta centinaia di milioni di utenti? In uno solo: non iscrivendosi. Disattivando il profilo e attendendo la cancellazione definitiva, ma anche così resta traccia.

E invece eccola lí, la catena. Non c'è niente dietro, lí. Nessun complotto. Niente che non ci dicano, in realtà. Nessun potere occulto. Si condivide perché "l'ho visto altrove e mi pareva figo". E soprattutto, si condivide perché "nel dubbio, non fa male".

Nel dubbio. Nel dubbio non penso e faccio quello che fanno gli altri. Lo step successivo, ulteriore, di certe notizie che non sono vere, ma è come se lo fossero. Di notizie che non sono vere, d'accordo, ma che dovrebbero perché dicono esattamente quello che penso, cacchio! In una parola, condivido una cosa falsa. E basta...che male può fare?
Il male è che si smette di pensare con la propria testa. Il male è che non si distingue più il vero dal falso, perché sembra vero. Perché dice quello che penso, dá la colpa a Meta, dimenticando che tutto quello che è pubblicato, anno dopo anno, arriva da noi. E questo si applica in tutti gli ambiti della vita. Abbiamo pensieri così omologati, preconfezionati da altri, magari con una certa personalità o con posizioni di potere, che non facciamo nemmeno la fatica di farci un altro pensiero. È lí, l'opinione. Il resto lo investiamo in critica, invettiva, cattiveria, che macina tutto insieme, senza distinguere la piccolezza dalla gravità.

Oggi è Facebook, domani sarà la politica del proprio paese, quello che non si dice per i propri figli perché gli altri genitori fanno tutti la stessa cosa, quello che non si sceglie perché "mi hanno detto" che non va bene.
Da quando il pensiero è diventato così pericoloso?
Da quando non sappiamo più dire "forse hai ragione" ed è al pensiero la dedica più feroce del complotto?
Da quando stiamo accatastando nuovi roghi in piazza?

Nessun commento: