lunedì 2 dicembre 2019

Tutta la vita davanti

Lunedì scorso ho sfiorato l'incidente frontale.
Uscivo da una rotonda vicino casa. La strada, in quella direzione, dopo la rotatoria curva dolcemente a destra. Andavo piano, ero attenta. C'era il sole. Ma mi sono trovata una jaguar davanti. Nella mia corsia. Era nera. Alla guida c'era un uomo, con una sciarpa grigia.
In un istante tutto si è mosso a rallentatore. In un istante, mi sono ritrovata a urlare, con una voce non mia.

E' stupefacente come certi attimi si dilatino a tal punto da espandersi come una bolla nella sequenza sempre uguali di piccoli segmenti di tempo. Una bolla in cui il cervello sembra vedere il futuro prossimo, e non è del tutto piacevole. Quando ti dici che no, così non va bene, non adesso.

Non adesso che, nonostante la strada, non sto proprio andando da nessuna parte. Non adesso, che stiamo tutti bene. Non adesso. Che paura.
O forse adesso. Forse è invece il momento giusto.

Poi entrambi abbiamo reagito allo stesso modo, pigiando il freno a fondo e sterzando a sinistra.
Le auto non si sono toccate per un centimetro, forse. Siamo rimasti fermi così per circa 10 secondi, in silenzio, guardandoci. Lui ha abbozzato delle scuse. Io lo guardavo, con il piede ben premuto sul pedale e gli occhi sbarrati. E poi me ne sono andata.

Lunedì non sono finita in ospedale, ma questa settimana è fluita mettendomi davanti poi alla morte e al cambiamento. E alla vita. In momenti simili, in passato, il mio sesto senso mi ha avvisato del pericolo, e mi sono successe altre cose. Come un braccio rotto. Come un mal di testa mai provato per una settimana di fila.
Sarò capace di sterzare ancora.