venerdì 27 luglio 2018

Il futuro è donna

Sono contenta che sia maschio. Probabilmente avrà una vita un po' più semplice.

Eh dai. Una vita a combattere una cultura fatta a misura di maschio e poi mi sento dire questo.
Mi sono cadute le braccia. Ho protestato, ho brontolato, ho negato.
Ho chiuso subito la mente: no, questo non lo accetto.

Poi ci ho pensato. E siccome questo blog è mio, posso ammettere le sconfitte, le mie. Tutte le mie.
Che tristezza. E, per quanto non voglia crederci, la cultura si muove con ritmi centenari e a velocità diverse e i luoghi comuni sono davvero duri a morire, per dirla...con un luogo comune.

Quando vendevo televisori al centro commerciale, le mie competenze venivano messe in dubbio. Si cercava il parere del collega, che invariabilmente non cambiava una virgola ma finalizzava la vendita.

Ho fatto colloqui ovunque: alla Rai, a Sky, a Radio Deejay, a Class, a RCS. Alcuni amici uomini faticano a crederci. Qualcuno di questi alcuni è riuscito a dirmi che magari sarei dovuta scendere a qualche compromesso, salvo poi non credere al movimento #metoo (eh sai, queste cose a distanza di tempo...).
Un amico giornalista, questa mattina, mi ha scritto che forse non ho cercato abbastanza, non ho fatto abbastanza.

Quando ho cambiato passo, spesso negli stadi faticano a considerarmi un pari livello. A volte, qualcuno ha faticato persino a guardarmi in faccia.

Ci penso sempre, a quanto è difficile. Continuamente. Se sei bellina, non tanto o non abbastanza. Se hai dubbi tuoi su come affronterai un progetto. Se chiedi aiuto o mostri qualche debolezza. Bisogna avere le palle, anche quando non ce le hai, per riprodurre l'unico modello conosciuto di autorevolezza. Bisogna rispondere ad un modello maschile con un comportamento maschile?
Attenzione: ho scritto "bellina", avete letto bene. Non intelligente.

Che tristezza. Continuerò a non accettarlo, proprio perchè io stessa ne porto i segni, e anche molto meno delle donne che sono venute prima di me. Basta leggere un po', o basta viaggiare, ovunque.
Ma "arrendersi all'evidenza" no. Mai.

ps. Ieri c'è stato il compleanno della mia cuginetta. Dieci anni di puro entusiasmo e di gioia, di affetto per tutti. Voleva un telo mare, ne ho trovato uno a forma di ciambella. Anche se la mia prima scelta era un altro, con la scritta "The Future is Female".

lunedì 23 luglio 2018

Imbarazzi ingombranti

Si può dimagrire molto, per qualcosa che causa molto dolore, ma non si può ingrassare.
Non sta bene, non è socialmente accettabile.
Lo testimonia il silenzio degli amici, quando dici quanto pesi.
Quelli più cari, i migliori che esistano, quelli che parlano alla tua anima, quelli che di fronte a loro sei la più ignorante del mondo.

E' inutile. Possiamo girare intorno all'argomento come vogliamo. Possiamo vederlo da innumerevoli prospettive. Possiamo dare un taglio diverso alla questione. Possiamo anche cambiare stile e plaudere a iniziative includenti. La verità è che se sei grasso sei sfondato. O meglio, sfondata.

Mi è andata bene, in fin dei conti: sono arrivata a questa età ad avere "problemi". Sono stata una magra e anche una molto magra, soprattutto negli anni giusti. Essere magra mi ha protetto dal bullismo (ci ha pensato l'altezza ridotta per altri sfottò, ma sono sopravvissuta benissimo). Ad altre è andata decisamente peggio. Ci sono state soluzioni drastiche, per qualcuna. Tipo non mangiare più per anni determinati alimenti decisi arbitrariamente. Tipo assumere metanfetamine. A volte, qualcuna si arrende e non esce più di casa. Oppure chissà che altro, è sempre un disordine quando ci si ribella disordinatamente.

Quindi sì, sono stata fortunata. Troverò delle soluzioni, come sempre, anche se mi mancano due doti fondamentali come la disciplina e la costanza.
Ho notato che le battute autoironiche funzionano poco.
Quindi, oggi, incasso il biasimo. Lo metto nella tasca del pantalone un po' più stretto, ci sta comunque. Ma visto che sono immersa in questo mondo e non sono una fulgida stella dell'anticonformismo, darò un'occhiata alle liposuzioni.

mercoledì 11 luglio 2018

Un Caos di lavoro

Un po' come in Caos Calmo, ieri sera ho provato a fare una lista. Quella dei lavori svolti fino a questo momento. La cosa mi ha divertito parecchio, anche perchè ho richiamato alla memoria colleghi, amici, situazioni belle e brutte e grottesche. Non sono sicura di ricordare tutto; già con questo esercizio ho richiamato alla mente alcuni episodi che avevo rimosso.

Ho montato parti di lampadari in un laboratorio.
Per 11 anni, ho partecipato ad un bellissimo progetto di sport nelle scuole primarie.
Ho cantato ad un paio di matrimoni.
Ho fatto la cameriera in un pub, di sera, e anni dopo a mezzogiorno.
Ho dato valanghe di ripetizioni, soprattutto di Latino, ma non solo, a ragazzi di tutte le età.
Sono stata commessa alla Conbipel, e anni dopo in un altro negozio molto più piccolo.
Ho scritto per 11 anni su un giornale locale, ogni settimana.
Sono stata reclutata per il Censimento del 2001, poi negli anni sono stata scrutatrice e segretaria di seggio.
Per un blog di tecnologia, ho scritto sei post al giorno per tre mesi.
Capitolo "una vita da promoter": reggiseni, forni microonde, cellulari, mp3, fotocamere e videocamere, cofanetti regalo, tv di due case diverse. Per la Sony, la promozione del 3D al cinema Arcobaleno di Melzo, per un mese. Mi sfugge sicuramente qualcosa.
Ho imparato a fare la receptionist e il back office per uno showroom di design. Anni dopo, centralino in super centro (di fianco alla Scala!) e un bel lavoro al Fuorisalone.
Ho sfiorato la vendita porta a porta di libri, per fortuna.
Ho controllato le spedizioni in un'azienda di confezioni natalizie.
Sono stata redattrice per un'agenzia giornalistica: il primo lavoro appena dopo la laurea e grazie a questa.
Analista televisiva per Rai3 per alcune stagioni (quattro?)
Ho fatto accoglienza per Canon, e poi un lavoro in Fiera per un prototipo. Ho imbustato migliaia di lettere in un'azienda di grafiche.
Ho lavorato in un punto Snai.
Sono tornata a parlare alla radio in un'altra cooperativa di giornalisti.
Ho diretto un mensile sul Legnanese/Abbiatense.
Ho girato un servizio con una telecamera nascosta per Sky.
Ho svolto consulenza di comunicazione in una piccola agenzia. Per un'altra agenzia, sono stata copy e commerciale, curando anche una rivista online sulle piccole case editrici.
Sono stata redattrice in una web tv.
Ho pubblicato su un settimanale nazionale; un'altra notizia scritta all'Ansa è stata ribattuta e pubblicata sul quotidiano di Bergamo. Ho scritto brevemente per un altro settimanale locale.
Per una scuola di lingue e consulenza linguistica mi sono sforzata di fare la commerciale (con scarsissimi risultati!).
Sono stata redattrice in una radio nazionale.
Ho lavorato per un programma televisivo pilota.
Ho insegnato Storia e Geografia alle scuole medie.
Ho elaborato un database per la ristorazione.
Ho incartato bicchieri preziosi per un'eccellenza del vetro al Salone del Mobile.
Sono stata consulente per un progetto sportivo. Ho curato gli articoli e l'impaginazione di un giornale distribuito allo stadio.
Ho iniziato tre anni fa come project manager nella più grande agenzia per il lavoro d'Italia.
Ho tenuto un corso al Coni per la FIP. Sono stata una brevissima ufficio stampa per Hockey Milano Rossoblu.
Scrivo testi per siti internet, a tratti curo social.

Tralascio tutto quello per cui non sono stata retribuita, perchè anche io sono un pollo e ci sono cascata, più volte. Di quello che invece ho volutamente svolto a titolo gratuito, ricordo con soddisfazione i miei 9 anni da steward allo stadio e le presentazioni di alcuni libri e di alcune serate.

Guardo questa lista e mi torna il buonumore, quello che perdo quando mi investe il cattivo sentimento di taluni. Mi torna il buonumore perchè ognuna di queste occupazioni mi ha dato qualcosa, e non parlo di denaro. Mi ha insegnato che il lavoro ha ovunque pari dignità. Il lavoro mi ha permesso di comprare il primo cellulare, la prima macchina, la prima casa. Mi ha pagato l'Esame di Stato, mi ha permesso di insegnare. Quando è mancato, mi ha chiuso in casa. Quando non c'è stato, mi ha spinto a cercarlo chiedendo aiuto il meno possibile. Mi ha fatto conoscere molte persone, cui voglio bene. Alcune di loro sono diventate pezzi della mia anima.
Mi ha permesso di viaggiare, ha alimentato la mia curiosità, anche nei momenti più difficili. Mi permette di donare e restituire all'universo un piccolo pezzetto di fortuna di essere nata in un Paese libero.

Quello che il lavoro significa per me è talmente centrale, che il destino ha voluto farmi approdare in un'azienda che se ne occupa, ma da sempre ho condiviso opportunità e spunti. E' un bene che credo debba stare sempre in circolo, che debba fiorire dopo aver ben seminato. E' un valore.