Ieri sono uscita dal lavoro in direzione del centro
commerciale. Sono entrata in un negozio di articoli sportivi alla ricerca degli
occhialini, per la piscina. Pensavo di trovarne due, massimo tre tipi, e invece
eccomi lì davanti a forme e colori e usi professionali o meno. Con me una
ragazza, che poi ho ritrovato al supermercato a scegliere il docciashampo. Tutte
e due pronte a iniziare, anche se non saprò mai dove lo farà lei. Tutte e due,
per il momento, pesciolini fuor d’acqua.
Casa, costume, tuta e via, alla volta di Sedriano. Il paese
della mia infanzia e delle prime classi elementari. La piscina comunale in cui le
maestre ci portavano all’asilo per vincere le prime paure, e che io, una pulce,
ho sempre ricordato enorme, lì, proprio di fianco alla scuola.
Ed è stato proprio sul cancello di quella scuola che il
cuore mi è balzato nello stomaco. Le immagini che conservavo nella memoria si
sono sovrapposte come carta velina a quelle che avevo davanti agli occhi, alla
luce dell’illuminazione serale, e come per la carta velina ne ho colte tutte le
differenze, racchiuse in una dimensione terza, opaca. Ero lì ferma a bocca
aperta (chissà che spettacolo), con il cuore che cantava e il ricordo che
tornava a ondate. Ho guardato quello che c’era di nuovo, come la tettoia all’ingresso
principale. Ho spinto lo sguardo fino ai cancelli di fronte, ricordandomi all’istante
come era fatta l’altra strada. E poi sono entrata in piscina: piccolo
spogliatoio, piccolo corridoio, piccole docce. E piccola vasca, quella che mi
sembrava un mare, lungo e largo e profondo. E c’era chi mi ha accolto con un “evviva”
per essere lì, e c’era chi non ha voluto la lezione pagata, in modo da farmi
iscrivere al bimestre incombente.
Per la cronaca ho nuotato e anche bene; perché posso essere
pigra, ma con un passato quasi glorioso alle spalle, mica cotiche, come mi
scriverebbe l’Annina. E l’ora è passata così, in un soffio.
Mi sono stupita del fatto di non essere nemmeno più passata
di là. Ne ho parlato con papà, e con lui abbiamo fatto un rapido conto che mi
ha ripiantato, ferma e di nuovo con la bocca aperta, in mezzo alla cucina
(altro spettacolo). 25 anni. Ma mai come ieri sera il tempo mi è sembrato un
concetto relativo.