mercoledì 26 ottobre 2016

Storia triste, e neanche tanto breve.

Ho un blog cui è stato inferto un colpo quasi mortale.
E ora la sua attività non si è più ripresa, se non a singulti, a strappi, a strattoni decisamente irregolari. Spinto da quell'istinto scrittorio che prima sgorgava spontaneamente, di getto, autentico, naif.

Ho un blog da otto anni. Avevo il braccio ingessato e un esame di Stato da superare, all'inizio. Poi tanta vita. Tanta. A volte personale, a volte no, come pretestuosamente proclama il sottotitolo. Tanta a ondate, con fortune alterne, con umori alterni. Tanta emozione, voglia di condividere, anche solo per superare, andare avanti.

L'ho sempre tenuto così. Colorato, poco furbo, disordinato. Tanto, di tutto. Che per un certo periodo di tempo ha anche trasferito su una piattaforma fatta da tre giovani promesse del web, perchè ogni tanto sposo le cause e le idee della nostra generazione. Gravissimo errore. Mai sposare cause generazionali senza motivo. Le persone sono persone che non hanno mai l'età come elemento di condivisione, sebbene certe difficoltà comuni dovrebbero essere un indicatore importante.

Di questi tre, presto ne è rimasto uno. Che dalla sera alla mattina ha spento la piattaforma. Così. Senza preavviso. Senza colpo ferire. Ha messo in coma farmacologico il mio blog (e centinaia di altri) senza che io, e gli altri, nel fossimo preparati. Il coma è durato un tempo ormai eterno (è passato oltre un anno) e quello che ho perso ha superato l'anno e mezzo.
Ho perso un anno e mezzo di considerazioni. Di pensieri, di storie, di indignazioni e di festeggiamenti. Un anno e mezzo di scritture di cui resta solo qualche commento che ricordo con piacere. Qualcosa di stampato da altri (il matrimonio di Ale e Rosi ce l'hanno loro sulla parete della cameretta). E basta.

Restano, anche, una sequela lunga mesi di "me ne occupo lunedì" di una persona che continua a prendere in giro me e molti altri come me. Che cambia numeri di cellulare, non si sa dove abiti, ha una mail con un nome inventato ed è irrintracciabile sui social. E a noi è andata pure bene: ci sono danni molto peggiori riservati a chi ha avuto a che fare professionalmente con lui.

Sono stata a lungo molto arrabbiata e al momento di rivolgermi ad un avvocato per recuperare il mio piccolo tesoretto intellettuale mi sono resa conto che non so nemmeno a che indirizzo spedire una lettera. Ho cercato tra i miei contatti e sono venuta a conoscenza dei grossi danni che questa persona ha causato. Non è consolatorio, non mi restituisce nulla, ma mi si è fatto notare che ho scampato un bel pericolo. Mi si è fatto notare che,tutto sommato, quello che posso fare è guarire il mio blog, continuare a scrivere, almeno per me stessa.

No, non è una storia triste, questa. E' una storia molto cattiva. Mettiamola così: guardiamo a questa malvagità come a qualcosa che non ci appartiene.