mercoledì 31 agosto 2016

Fertilizziamoci

Al giudizio degli altri non c'è rimedio.
Quando compri una casa, a trent'anni, da sola, in un paese, subisci fin dalla prima riunione condominiale le occhiate diffidenti delle giovani coppie che già affollano le porte accanto, sopra e sotto le tue. Cattivelle se sono femminili, con una percentuale variabile di curiosità quelle maschili.
La diffidenza non abbandona mai i condomini: neanche se la tua casa è sempre chiusa, se non inviti nessuno, se butti via la spazzatura nel giorno giusto, esponendola la sera tardi e recuperando il vuoto al mattino presto. Dividendo perfettamente secondo la più ortodossa raccolta differenziata. Tacendo, per sei anni, la radio sparata a tutto volume a tutte le ore sotto le tue finestre (che affacciano sui garage e sul cancello di entrata), i bambini che piangono a tutte le ore e le urla di chi pensa di abitare un atollo atlantico da solo. L'unica che non ti guarda storto è la Luigia. Che non è più fertile da qualche decennio.

Ora che le battute sulla zitellaggine sono placate (non esistono single fuori da Milano) ci pensa l'editto di un Ministro a rinfocolare altri tipi di vituperio. Ora c'è la fertilità responsabile. Ma si somma alla religione, che è cosa buona e giusta? Cioè, la convivenza è ammessa oppure come faceva una mia conoscente quando facevamo notare che il figlio viveva con la morosa prima del matrimonio urlava come una matta? Aumenteranno i matrimonio e saranno vietati separazioni e divorzi per tutelare la futura prole? Ci saranno tempi e tabellari da rispettare? Il bene comune va diviso?

A parte gli scherzi. Non ho drammi personali da esporre. Non ho nemmeno istinti materni da esibire, ma sono una donna (ancora una volta, mi sento di dire grazie al cielo, nonostante questo provenga da una ministra). E ho amiche mamme, e non. E ho amiche che soffrono, se non riescono a esserlo. Ci sono sofferenze che condizionano la felicità di una vita e la mancanza di un figlio per svariati motivi è uno di questi. Non mi sembra poco, non mi sembra leggero come questo spot pubblicitario del Giorno della Fertilità (ho capito perchè non hanno usato l'Italiano: fa tanto di paganesimo e anche gli atei sono ancora una categoria odiosa, per questo 2016).

Mi interessa il futuro di questi pargoli voluti dal regim...dal Ministero. Non sono l'unica, ne sono sicura. Aspetto i pacchi. Quelli maschili per par condicio; mi augurerei che fossero pacchetti di contributi, ma temo proprio che saranno solo sòle.

lunedì 22 agosto 2016

Uno zar al giorno!

Sono finite, finalmente!
Lo ha detto mia madre ieri, quando le ho detto che all'una di notte ci sarebbe stata la cerimonia di chiusura.
Ma dai, perchè questa avversione?
Perchè ha sconvolto tutto: impossibile avere altre notizie...

Ha ragione. E che bello. Le Olimpiadi sono state una festa, allora. Capace di interrompere la routine, capace di essere davvero grande evento. Certo, non è più come quando ci si ritrovava tutti al bar a vedere quella partita. O ancora prima, quando non tutti avevano la tv. Ma l'evento è stato tale.

E non solo quello: anche gli atleti. Abbiamo scoperto persone straordinarie. Straordinariamente normali. E simpatiche! E il nostro idolo è subito diventato quello cui offriremmo una media nel nostro pub preferito, tatuato bestemmiatore dallo sguardo guerriero. O il ventenne che si gasa e gonfia il petto come un pischello all'aperitivo. O quello che, urtato, cade dalla bici e poi vince in pista sul favorito e piange a dirotto. O quello che fa volare la maschera e si piazza braccia al cielo davanti al pubblico prima che il giudice convalidi l'ultima stoccata.

Oh, simpatici proprio. Chi lo avrebbe mai detto. Ora, da bravi, tornate nelle vostre nicchie. Dove fare un altro mestiere per pagare il vostro costosissimo sport declassato quasi a hobby, o dove vi rifugiate sotto l'ala protettiva di qualche Arma perchè non ci sono altre possibilità.
Così, noi torneremo al nostro calcio fatto di capitani non capitani, discorsi preparati e riproposti in Italiani creativi a giornalisti che non fanno domande scomode, mandati in onda in trasmissioni in cui la sostanza è partecipare.
E tra quattro anni torneremo a stupirci di quanto spontanei siano i nostri Italiani in gara.

venerdì 19 agosto 2016

#sevuoipuoi. Prove di cambiamento consapevole

Allora, ho iniziato una dieta.
Non che non ci avessi provato, prima. Ma adesso l'ho iniziata sul serio. Mi sono segnata la data: 2 agosto. Mi sono segnata anche il peso. Ma quello evito di scriverlo.

Il motivo è semplice: non ho trovato più scuse.
E dire che di scuse ne ho sempre avute tantissime.

Da adolescente ero snella, pur non piacendomi per niente. Non ho fatto alcuna fatica a superare la fase ormonale che mi ha creato ogni altro tipo di problema, ma non l'aumento di peso. E in quell'unica certezza ho riposto la cieca fiducia che ormai era fatta per la vita. Ciecatissima.
Anche perchè era un bello "essere snello": non troppo, con delle belle gambine e un bel fondoschiena, tanto che gli amici non mancavano di rimarcarlo. Mi sono cullata nella certezza che nulla sarebbe cambiato anche quando, intorno ai 21 anni, ho smesso di fare lo sport che avevo sempre praticato. E ho smesso di usare la bicicletta che non mi aveva mai abbandonato, nemmeno con la neve.
Quindi, ero snella e pigra.

Poi avevo scelto una scuola impegnativa, per cui il Liceo mi ha fatto allontanare subito dalla ginnastica artistica (magari, un altro paio d'anni), e mi stancava tutto parecchio. Sono una dormigliona, e avevo sempre sonno. E dopo, l'università non ha cambiato di molto queste abitudini.
Ho iniziato a uscire, sono entrata nel magico mondo dei cocktail senza pensare che, forse, questo nuovo stile di vita avrebbe lasciato dei segni dietro. Tipo nella zona delle coulotte de cheval.

Oh, poi mi sono fidanzata e ho fatto un mucchio di cose: viaggi, lavori, un po' di politica. Lo sport scivolava sempre in ultima posizione e spesso neanche si classificava.

E dopo, a 25 anni, quando ho smesso con i lavori saltuari e mi sono laureata, ho iniziato a lavorare su turni, diversi ogni giorno e mai uguali alla settimana precedente. 11 anni di turni che hanno inciso sul metabolismo.

E infine, la genetica mi ha rivelato che no, non ero esattamente così come pensavo di essere. Da adolescente, quello sarebbe stato un colpo ferale. E invece io ho finto di non capire. Per anni. Arrotondandomi sempre di più, visto che l'altezza si è presto arrestata.

Quel lavoro che ho cercato di inseguire per 11 anni non si è rivelato premiante. No sono diventata una grassa giornalista dalle guance rosse avvolta in caftani variopinti, piena di benefit e con il tassista ormai di fiducia e una precedenza di acquisto in Porta Nuova. Quindi sono ricaduta pesantemente sul mio non più culetto e ho prima dovuto fare i conti su un cambio di programma. O forse, anche questa è una scusa.

E adesso? 2 Agosto. Non me ne voglia l'istruttore di palestra pieno di consigli, l'amico che mi iscriveva a mia insaputa (solo quello, niente case al Colosseo) al corso di nuoto (ma che mi ha parlato per la prima volta della dea Costanza), la naturopata che ha ipotizzato delle intolleranze quando lo stress mi gonfia a zampogna ma che non ho ancora individuato. E nemmeno la bravissima nutrizionista che mi ha fatto fare il primo vero tentativo e che mi ha fatto riflettere sul serio su questi 8 chili in 15 anni.

Adesso ci sono dei passi da fare che devono essere piccoli, contrariamente al nostro volere tutto e subito. Mi ha coinvolta una solare amica che ha un ruolo di coach in questo programma sperimentato da lei, prima di tutto, con ottimi risultati. Mi ha inserita in un gruppo whatsapp di ragazze che chiaramente non hanno bisogno di dieta, ma che è piacevole seguire nelle finte e tenere paranoie che io, invece, ho sempre affogato nelle scuse, insieme ad una pinta di birra.

I passi sono fatti di 600 grammi a settimana e lo sgarro è sempre dietro l'angolo. In più c'è una pianificazione medico estetica, preceduta da tre mesi di crossfit, che tornerà a settembre.
Costanza, la dea, mi ha sempre lasciato lì, nelle mie lagne. Ha fatto bene, perchè ho sempre avvertito la sua mancanza pur non capendo cosa mancasse, in verità. Ma ora la pedino. Con il piedino sulla bilancia e il culone sul tappetino.

giovedì 18 agosto 2016

Vacanze finite, che bellezza!

Le mie vacanze sono finite.
Questa frase, alla prima lettura, potrebbe lasciare intendere fastidio, malinconia.
Tutt'altro. La chiave sta nel soggetto: le vacanze.
Quelle che per 7 anni sono state ritagli, conticini, rimasugli, regali, o niente.
Quest'anno non lo sono state, e solo questo è già tutta un'altra storia. 

Le mie vacanze sono state quattro, piccole, composte dai quattro ai sette giorni.
Le ho passate con persone che amo. Che odio e che amo, come succede a chi sta davvero vicine.
Sono state tutte occasione di incontro, a conferma che ogni viaggio, piccolo o grande possa essere, è sempre un arricchimento. 

E' a Geni che dedico questo ritorno al mio blog, che spero di riavere a breve in tutta la sua completezza.
Eugenia ha aperto la sua casa, un B&B tra le colline triestine all'imbocco della Val Rosandra, portando se stessa all'interno. Tanti gesti hanno rivelato la straordinaria forza di questa donna. Madre, insegnante, titolare di una piccola azienda produttrice di olio e vino biologici. Ex consigliera, vedova, amante della montagna e del mare, grande conoscitrice del territorio, slovena e italiana, poliglotta.
Tutto questo racchiuso in una persona minuta dalle braccia ben definite dal lavoro, da quando ha terrazzato una collina per i primi uliveti; dal buon passo, che allena anche coi suoi studenti; dagli occhi chiari e i capelli biondi.

Una cortesia fatta di pane fresco al mattino, di croissant, di un piatto caldo alla sera, di una guida in un canyon di rocce sul confine alla scoperta di antichi mulini, insediamenti medievali, postazioni militari, confini aperti. Una guida nella splendida Trieste, un'ironica rivelatrice dei vizi balneari degli abitanti, una persona discreta. Una donna che, con semplicità, racconta di una perdita, ma anche di tanta ricchezza e di progetti futuri, innumerevoli, che non basterebbe questa vita. Che, semplicemente, agisce, e lascia che la vita le venga incontro.

E' stato bellissimo leggere il libro degli ospiti del Boljunec di Bagnoli. Perchè non è stata una nostra parentesi, un'impressione. Geni è così. Benedetta Geni!