sabato 13 novembre 2021

Brindare al fallimento


Ho una bottiglia di champagne in frigorifero da non so più nemmeno quando.
Me l'ha regalata mio cugino Ale, un Natale. Non quello scorso, o forse sì. Quest'ultimo anno, ripercorrendolo, è stato incredibile, lunghissimo, inimmaginabile, e forse ho perso la cognizione del tempo.
Me l'ha regalata Ale e mi sono detta: questa la apro per un'occasione speciale.
Questa no, non la regalo a mia volta. La tengo e non la spreco.
Arriverà un'occasione che mi farà dire: eccola, solo per me. Solo per il mio successo.

E invece è ancora lì, mentre ho stappato altre bottiglie e ho festeggiato altre cose, ma non l'Occasione con la O maiuscola. Quella che fa salire le lacrime sul contorno degli occhi e gonfiare il petto di orgoglio, quella da camminare un metro da terra. E' successo invece altro.

Sono volata via e oggi ricordo con tenerezza quelle lacrime al gate, senza ritegno. Quei singhiozzi arrivati così, all'improvviso. E poi sono tornata, e una sera, a Palazzo Reale di fronte a due cantanti capoverdiane è successa la stessa cosa: sono scoppiata a piangere di botto, alle prime note di una morna. E, qualche giorno fa, quando ho ripensato a dove origina questa mancanza assoluta di autostima, ho afferrato la scatola dei fazzoletti e ne ho appallottolati un po' nel cestino, carichi di amarezza.

E allora ho capito una cosa. Ci sono tante sconfitte nella vita di ognuno di noi. Le mie dipendono solo ed esclusivamente da me. E tutte hanno avuto un significato preciso: tutte, per quanto grandi, piccole, veniali o dolorose, mi hanno insegnato qualcosa. Non sono finite, ma non è questa, la parte peggiore.
La parte peggiore è stata quella di vivere per anni in un modo che non era il mio. Non era quello che volevo io, ma era il modo che voleva qualcun altro. Non importa chi, l'altro di turno era il riconoscimento che ambivo a raggiungere. Era l'accettazione, il giudizio. Ma non ero io.

Quest'anno lunghissimo, inimmaginabile, mi ha regalato questo. Ho capito altrove, lontano da dove pensavo di non poter sradicare le mie radici, che avevo un altro io cui rispondere. L'unico IO a cui dar retta. Quando il rumore di fondo si è abbassato e ho sentito solo quello del mare e del vento, quel sole che vedevo fuori si è fatto spazio. E non sono più io, o meglio: sono io, finalmente.

Non so quando aprirò quello champagne, ma lo farò, se non altro per non lasciare che si rovini. Potrei brindare a quei fallimenti, anche solo agli ultimi, che finalmente mi hanno svelato una felicità mai provata prima, solo mia, senza motivo. Ma io continuo comunque a brindare, con la curiosità di assaggiare un vermentino in metodo classico come quello della foto, o a ritentare ancora una volta, ancora una strada, ancora una possibilità. Stavolta, forte solo della mia volontà. Sono io la mia Occasione.