domenica 24 aprile 2022

Liste da spuntare

Ho preso una decisione che mi porterà ancora lontano da questa casa, che ancora è della banca per il 59%. Quindi, a parte ottemperare alle rate del mutuo come ho sempre fatto, i mattoni che la delimitano e i mobili che la riempiono non sentiranno la mia mancanza. Se avessero un'anima, sarebbero di più i miei vestiti a tremare, perchè molti di quelli che non mi seguiranno saranno buttati, o regalati, o venduti. Ho deciso di non tener più le cose che mi ricordano fatica e dolore.

E anche questa mia partenza c'entra con questo allontanamento. No, non sto scappando, anzi. Sto cercando di dare continuità a uno dei tre filoni che che ho trovato finora sulla mia strada: il giornalismo, lo sport e la ristorazione. Ma questa volta volerò via senza fatica e dolore, quelli che mi sono caricata sulle spalle. No, non da sempre: più o meno dai trent'ann in poi. Quando ho cominciato a credere in una unica via da percorrere, una strada ben segnata, e quando chi mi stava intorno ha iniziato ad alimentare le mie aspettative, facendomi credere che sì, c'era qualcosa che mi era dovuto, c'era qualcosa che prima o poi dovevo riscuotere, come valore materiale e morale. Ma questo accredito non c'è mai stato. Semplicemente, non c'era. Ma mi sono sentita derubata di qualcosa lo stesso, per molto tempo. Sono diventata affilata, spinosa, irosa. Per anni.

Quindi no, non sono sprecata a scegliere di trascorrere quasi cinque mesi su un'altra spiaggia, per lavorare. Non merito di più: in realtà non merito niente. Ho invece una straordinaria opportunità di leggerezza, senza le zavorre che mi sono portata dietro per oltre un decennio. Senza questi sogni, che tirano fuori certe frasi del passato e mi lasciano ancora qualche inquietudine al risveglio. 

E allora stilo liste di cose da fare in tre settimane, per chiudere tutto e ri-partire trascinando solo i chili del bagaglio da stiva. E più la penna indugia sul post it giallo, più scorre e scrive riempiendo tutti gli angoli, perchè le cose da fare sono tante e di vario tipo. E' una lista democratica, questa: mette insieme così come spuntano dalla memoia visite mediche, pagamenti, la dichiarazione dei redditi, la bicicletta da regalare e gli ultimi acquisti, la permanente e l'anabbagliante da cambiare della Focus, che non sarà più la mia macchina. Sposta dentista, appunto ora al volo. Anche i denti aspetteranno.

Le prossime liste che vedrò contempleranno vini e piatti di pesce. I prossimi appunti saranno prenotazioni e piantine di tavoli. Ma questo pc verrà con me e troverò il tempo per scrivere, perchè una cosa l'ho capita benissimo: ci sono momenti in cui srotolare i pensieri digitando caratteri e scarabocchiando sulla mia agenda diventa qualcosa di istintivo e naturale. Anche questo fa parte del fluire incessante dei cambiamenti che attraverso, delle possibilità che mi concedo, delle opportunità che tocco e che mi lasciano sempre qualcosa. Anche questi sono semi che lascio e che, prima o poi fioriscono.

sabato 16 aprile 2022

Sarò sempre dalla tua parte


Quell'estate l'Algarve regalò giornate calde e lunghissime, senza rovinare le sere, trascorse spesso con un bicchiere di vino bianco freddo tra le dita, i piedi nella sabbia o appena nei pressi e il sorriso di chi ha lasciato i pensieri lontani, da un'altra parte ma non qui.

E quelle spiagge tutte diverse, circondate da rocce disegnate a mano, o con grotte rosa dall'odore fortemente dolciastro di alghe, o lunghissime, piene di onde, tra surfisti extraterrestri. Da raggiungere con un piccolo battello, oppure con un aereo che sembra atterrare sopra le teste. Quelle giornate di mare scendendo scale o passando tra cespugli bassi non toglievano spazio e quelle serate belle, in mezzo a sconosciuti altrettanto felici di essere lì. 

E una di quelle sere lui la guardó e le indicó una coppia seduta un po' più in là alle sue spalle, vicino al mare. Vedi, le disse, ci sono persone fortunate, in questo mondo. E la fortuna è quella di tenersi compagnia per tutta la vita. 

A lei, in quel momento, non sembró una gran cosa; conosceva tante coppie cosí, la maggior parte dei loro amici aveva qualcuno...ma lui proseguì. Quei due si tengono la mano e si guardano come se si vedessero la prima volta. Lei guardó i due vecchi, ma attese ancora. E lui proseguì, sempre così restio a parlare di sentimenti, ma quella sera deciso ad andare avanti, quieto, sereno, sicuro.

L'amore è qualcosa che inseguiamo tutti e spesso pensiamo di aver trovato. Ma non è così. Confondiamo per amore molte altre cose, tra cui la paura folle di restare soli. Ma non è il caso di quei due.

Lei capí. E quando si rigiró, dopo aver spiato ancora una volta i vecchi vicini e complici, si sorprese a vedere gli occhi di lui, seri, quieti, sicuri, nei suoi. Anche noi possiamo essere come loro, disse. Anche noi.

Non andò così. Ma non importa. Non ci furono altre estati in Algarve insieme. Non ci furono altre estati, insieme. Ma oggi ognuno fa il tifo per l'altro. Oggi e sempre. Fino a che saranno vecchi. Non si tengono la mano, no. Quello era il momento sbagliato per loro, lei è convinta di non aver mai azzeccato i tempi, nella vita, mai. E ha imparato anche che la folle paura di stare soli non esiste, anche se tutti la temono come un mostro.

Ma l'amore assume forme che non sappiamo classificare. Anche noi sbagliamo, in questo. Pensavamo di averlo individuato bene e di aver definito ogni sua forma, ma non è così. Sfugge alle classificazioni. Sfugge al tempo e allo spazio. E resta.

Saró sempre dalla tua parte.



venerdì 1 aprile 2022

Il mondo si attraversa a piccoli passi

Marocco, Pakistan, Albania, Perù, Cina. E Ucraina.

Il mese di Marzo mi ha regalato un viaggio intorno al mondo. E io, che ho sempre in mente di partire. Sono salita su questo aereo ideale e sono atterrata a pochi chilometri da casa mia, viaggiando però lontano, negli occhi dei bambini.

E' la Scuola che mi ha dato questa possibilità. Prima, per una sola settimana, in un paese vicino al mio. Sono stata chiamata a sostituire una maestra malata e mi sono ritrovata in una quarta elementare (sì, i puristi storceranno il naso se non mi adatto a una delle riforme di qualche anno fa e non la chiamo primaria, ma su questo preferisco legare i miei ricordi a quelli che avranno questi bambini). Sedici menti accese sul presente, così diverso da quello che era il nostro. Dove il gruppo sa come indirizzare l'attenzione e subito distoglierla, in una marea tumultuosa fatta di domande che arrivano tutte insieme, senza ascoltarsi a vicenda, eredità di due anni di insegnamento a distanza, a singhiozzo, senza contatto. E, ora che il contatto c'è, è impellente, urgente, non può aspettare. Non sa stare seduto, è fuori tema. E non ci si ascolta.
In quella settimana ho imparato i nomi, spesso sbagliando, ma corretta senza scherno da questi bambini, che in ogni caso hanno ascoltato e hanno imparato quello che la loro maestra mi ha lasciato come traccia. Non ho dormito una sola notte serena. L'ansia di non essee all'altezza mi ha tolto il sonno, ma la rete di colleghi che ho trovato è stata la coccola più rassicurante che potessi mai trovare. Si naviga insieme, in questo mare impetuoso, pieno di imprevisti. Uniti. Dal vivo, con le chat, con le videocall.

E poi è arrivato un progetto da un altro Comune: aiutare i bambini stranieri a imparare meglio l'Italiano e avere più strumenti in classe. Perchè integrarsi, in Italia, non ha mai significato snaturarsi, ma arricchirsi. Un valore aggiunto che spesso tendiamo a dimenticare. Una prospettiva che dovremmo guadagnare, guardandoci da fuori. Questo progetto è stato fortemente voluto da un gruppo di donne: una dirigente, una preside, un'insegnante e un'amica. Sono stata contattata, ho parlato delle mie esperienze e questa scuola mi ha dato il riconoscimento composito, ricco, multisfaccettato che in altri ambiti non è più arrivato. E me lo ha dato senza false promesse. E con una fiducia totale.

Una scuola media e due elementari. Una dozzina di ragazzi, dai sei anni in su, verso cui mi è stata fatta una sola, grande richiesta: usa l'empatia. Quella capacità di sintonizzarsi su lunghezze d'onda differenti che avevo ritrovato solo davanti alla Natura. E, soprattutto, senza correre. Procedere lentamente, per gradi, per cogliere le reazioni così come iniziano a formarsi, le connessioni al momento del loro divenire.
L'empatia! Ma da che parte inizio? Ho chiesto dei libri a supporto, ora ne ho molti da sfogliare. Ho dormito di più questa settimana, perchè Anna mi ha scritto di procedere a piccoli passi e secondo il mio istinto. Un consiglio che ho tenuto subito stretto come la chiave del giardino segreto.

E creare attenzione. Con una canzone, con le parole, con un disegno. La lentezza ha un valore così prezioso da essere ormai dimenticato. Attenzione sui brevi periodi, come isole all'interno delle ore della mattinata, isole punteggiate da pause che aiutano a sedimentare.

C'è un'ultima sensazione che voglio fissare qui, e che mi riempie di emozione: è quella che arriva dagli sguardi. E dagli abbracci. Quel modo di chiedere sì impellente, sì disordinato e scollegato, sì sovrapposto, ha una componente affettiva spontanea che mi commuove, e che - vedete - in questo post non mi permette di essere ironica come al solito. Così come il grazie, ripetuto tante volte, da chi è arrivato dalle bombe e si sente sicuro, qui. Con il sorriso perfino negli occhi.

A piccoli passi. Nel mio giro del mondo.