martedì 27 aprile 2010

Il destino nelle nostre mani

Ieri sera ero a una riunione. Ad un certo punto, Claudio, che era seduto accanto a me, mi ha preso la mano. No, nessun gesto romantico, nessuna premessa sentimentale. Lo ha fatto certamente con affetto, ma l'ha presa per guardare le linee del mio palmo. Mi ha toccato i polpastrelli, ha girato il pollice, poi mi ha sorriso e mi ha detto che aveva visto abbastanza. Non mi ha ancora detto che cosa ci ha visto, in quelle linee che dovrebbero racchiudere la nostra vita. Che più concretamente determinano le nostre prese, i movimenti, le aperture e le chiusure.
Claudio ha solo accennato alla linea della creatività. La sua è lunghissima, e in un certo modo testimonia il suo essere profondamente artista. La mia si interrompe, scompare e poi riprende più in là, ma su un altro binario. Mah.
Tuttavia, nonostante il mio scetticismo, è bello pensare di avere il destino nelle nostre mani. La vita, l'amore, i soldi e la felicità. Lì, su un palmo, che in certi momenti vorremmo saper leggere come un libro, come se fossero le istruzioni per andare avanti senza sbagliare, e arrivare al perfetto compimento, a vivere nella pienezza delle possibilità che il fato ci ha destinato. Bello pensare di essere sempre fabbri del nostro futuro, senza che le circostanze esterne ce lo impediscano.
E' un pensiero romantico, idealista. Un pensiero che alimenta i sogni, e che fa bene. Come stringere la mano a chi ami.

lunedì 26 aprile 2010

La minaccia rosa!

Il maschilismo ha forme diverse, alcune sono palesi, altre decisamente più nascoste.
Palese è un responsabile del marketing che arriva, nel suo completo da pinguino, e non ti degna neanche di una sguardo, e fa valere tutto il suo peso da responsabile ai colleghi. Ma non ti degna di uno sguardo. Palese e cafone.
Sotterraneo, è qualcosa di più profondo anch'esso, che sfiora il culturale. E' quando si evita di chiedere informazioni su determinati argomenti, perchè questi, universalmente, non sono prettamente femminili.
Luoghi come la FNAC dovrebbero essere ogetto di studio sociologico. Centinaia di persone che entrano, salgono e scendono dalla scala mobile, acquistano o semplicemente guardano, ascoltano e toccano. Entusiaste della novità o completamente svogliate, a spasso per volontà propria o solo per quella del partner. Persone che io calamito metto davanti a uno schermo grande, per pochi secondi, massimo un paio di minuti.
E qui scatta il buffo meccanismo di cui sopra. Ecco una tecnologia nuova, è qui, la stai guardando. Ti colpisce, poco o tanto, ti interessa, poco o tanto, non è questo il punto. Il punto è che non chiedi a me, ma preferisci perderti in assurde congetture ad alta voce oppure, se chiedi, preferisci assumere un'espressione dubbiosa, da "beneficio del dubbio". Non che la mia categoria aiuti: nella maggior parte dei casi l'atteggiamento femminile autorizza quello maschile.
Ecco perchè i commessi dei reparti di tecnologia sono tutti uomini. In questo modo non vi sentite minacciati dalla nostra intelligenza. Anche nelle piccole cose.

martedì 20 aprile 2010

Incontri sul Garda

Lo scorso fine settimana sono stata a Desenzano, da sola, in trasferta. Ho accettato al volo il lavoro: tre giorni in riva al Garda a fine aprile! Certo, però, da sola...
Perchè spesso non siamo abituati alla solitudine, o sbaglio? Cioè, facile dire "sto bene con me stesso", finchè si tratta di due ore a oziare sul divano davanti alla tv, o sul balcone a prendere il sole, o in macchina, o in altri piccoli ritagli di una vita affollata, per fortuna, di visi amati e meno amati, conosciuti e appena appena noti.
I viaggi, che siano di lavoro o di puro svago, sono i veri banchi di prova su se stessi: il segreto è non prenderli nel verso sbagliato, come se fossero, cioè, ostacoli insuperabili, sfide difficili; basta attendere che arrivino, e viverli.
E' quello che ho fatto io: ci ho dedicato un paio di pensieri, la scorsa settimana, e poi via.
Ho conosciuto persone molto simpatiche, sia nell'ambito lavorativo, sia al di fuori.
Questo post è dedicato a una di loro: Cristina. Lavora all'hotel in cui ho alloggiato, e dopo poche parole ho capito di aver conosciuto una persona speciale. Ho passato un lungo sabato sera, tra la cena, un karaoke impietoso, la pioggia sulla Golf canna di fucile e il Bingo (sì, il Bingo! Divertentissimo), fino alle 4 del mattino, parlando e ridendo, e ascoltando.
Non so descrivere il bene che mi ha fatto incontrarla: lo si capisce solo quando incontri qualcuno che ha il potere di farti sentire subito bene, che sembra conoscerti da sempre, che ti trasmette energia.
Perchè è questo che siamo noi. Energia. Che tornerà là dove ha avuto origine, si reincarnerà e continuerà ad alimentarsi di incontri, ad arricchirsi. Come è successo a me.
Grazie, Cristina.

lunedì 19 aprile 2010

Eppure non capisco

Ti voglio un mondo di bene.
A guardare indietro, vedo decenni di amicizia. Avvenimenti ed episodi e momenti che, se dovessi metterli in fila, non basterebbe la lunghezza dell'Equatore, tornerei indietro dalla Luna, e forse ancora ne avanzerebbe.
Abbiamo condiviso tutto. Tutta la nostra adolescenza, tutti i problemi e le menate, il treno del mattino, le vacanze, lo sport, anche la casa. Se sono così lo devo anche a te, che mi hai insegnato a sorridere sempre, mi hai insegnato che tutte le persone sono importanti, mi hai insegnato a sognare, a ballare di gioia. Mi hai spronato, mi hai dato consigli. Sei sempre stata al mio fianco.
Ci sono stati dei problemi, ovviamente. Le lunghe storie procedono spedite sulla loro lunga strada, che a volte è tutta curve e piena di buche. Ma l'abbiamo superata, anche quando sembrava difficilissima.
Ma ora hai chiuso la porta. Anzi, no, hai chiuso il Portone. Nessuno mai ti ha influenzato nelle tue decisioni, eppure questa volta spero in qualche cattivo consiglio. Lo hai detto anche tu: di motivi non ce ne sono. Ma mi hai escluso dalla tua vita. Semplicemente, come se davvero, e non metaforicamente, avessi dato un bel giro di chiavi.
Le parole non scorrono più: le hai messe in congelatore, non le vuoi neanche spendere. Mi tieni a distanza, pur sapendo che non c'è bisogno, non c'è motivo, non c'è.
L'affetto per te mi impedisce di obbligarti a una spiegazione, perchè ho il massimo rispetto, come sempre, per le tue decisioni, anche sbagliate, come in questo caso. Sono qui in attesa, resterò tutto il tempo che serve, accanto a te, quando capirai che sono sempre io, che non mi sono mossa di un centimetro, e che questa chiusura non mi impedisce di volerti un mondo di bene.

mercoledì 7 aprile 2010

Nuove forze o appigli nuovi

Ci sono dei momenti in cui hai bisogno di una ciambella di salvataggio.
Ad un certo punto ti ritrovi in mare aperto e senti che sta per cambiare il tempo perchè l'acqua è diventata uno specchio metallico, ma non è ancora successo niente, e non sai come affrontare questo cambiamento, che incombe ma non è ancora arrivato. E ti stai affannando tanto a girare in tondo che sei stanca, e le braccia si muovono a caso, e le gambe sono pesanti, e inizi a sentire delle piccole scosse al cuore, di paura.
E' in quel momento che vorresti quel salvagente. Di solito vuoi quello che usi sempre, perchè sai che ti darà il sollievo che stai cercando.
Ma è successo qualcosa: quel salvagente non si può più usare, l'hai logorato talmente tanto che è inservibile. Oppure lo hanno usato, non per te, ma per una situazione di vero pericolo. Vorresti capire, spenderci un minimo di ragionamento, ma non puoi. Non c'è tempo, se non vuoi che ti scoppi il cuore. Non si può sempre analizzare tutto, è successo e basta. Qualcosa ha deciso al posto tuo, questo qualcosa ha deciso che così non si può più. E allora le alternative sono due: o chiedi un nuovo salvagente e starai attenta a non rovinare anche questo, o questi. Oppure nuoti.
Senza guardare in basso, però. Perchè l'acqua è fonda, e questo fondo non si vede. E fa paura.