giovedì 6 aprile 2023

La grandezza culturale della Provincia

Già, non siamo a Milano, ma a Magenta. E il colpo d'occhio è meraviglioso: il Teatro Lirico conclude con un tutto esaurito la Stagione con lo spettacolo di Marco Paolini, l'ultimo. Si chiama "Antenati - The Grave Party" e, finalmente, la provincia si scopre non più inferiore alla città. Cioè, non si scopre. Diciamo che finalmente ne ha consapevolezza.

Lo spettacolo è uno straordinario flusso di coscienza, che parte dalla richiesta di mostrare le tasche e, in un lungo flashback, racconta di un fantasmagorico incontro tra il protagonista e tutti i suoi nonni, fino a risalire ad Adamo. E se per una prima parte si intuisce un percorso logico, un disegno generale, un filo, ad un certo punto Paolini molla le redini e ne infila una serie da far perdere la bussola a tutti. Tutti aggrappati alle sue parole, ai cambiamenti di tono, ai crescendo e ai diminuendo. 

Anche perché sul palco c'è solo lui, Marco. Lui, uno sgabello, un leggìo. Una leggera modulazione di luci, qualche brevissimo stacco musicale, e nient'altro. Uno straordinario unplugged, si potrebbe dire. Un assolo che, a teatro, assume un significato assoluto, ammutolisce gli oltre 400 spettatori, li tiene fermi e silenziosi. Ma è un modus che funzionerebbe anche alla radio e alla televisione, come infatti è già successo. 

"Lo Spettacolo dura 1 ora e 40 senza intervallo", recitava un cartello alla cassa. In realtà abbiamo sforato di una decina di minuti, ma il tempo si è accorciato e dilatato tanto da - anche questo - far perderne la cognizione a tutti. Un viaggio immaginifico che resta sui volti delle persone che, piano piano, guadagnano l'uscita a fine spettacolo. Un pubblico vario, con uno straordinario numero di abbonati e una stagione che ha visto davvero una qualità altissima. 

Il merito è di Luca. Un piacere conoscerlo, un sollievo stringergli la mano. Ed era successo, qualche settimana fa, anche ad Abbiategrasso all'Annunciata, in occasione di uno spettacolo su De Andrè della compagnia di Musica Teatro Accademia dei Folli di Torino. In questo caso era Silvia. Due volontà di ferro, due professionalità senza bisogno di ulteriori aggettivi. Come ce ne sono a Corbetta, a Mesero, a Inveruno. Ma dove sta la differenza, ora? Il cambio di passo, forse, è la definitiva perdita del timore reverenziale verso Milano, forse è l'essere davvero area metropolitana, o forse è semplicemente la capacità di rigenerarsi da periodi difficili, eliminare il superfluo, studiare e scovare talenti, che ci sono sempre stati, sul nostro territorio. 

Cultura: Teatro, Musica, Danza, Progetti Scolastici. Tanta Bellezza, anche se non è Venezia, per dirla alla Paolini.