lunedì 21 novembre 2016

Il Tennis e il Bello dello Sport

Luca è un tennista. Fino a qualche mese fa, non ero a conoscenza della sua esistenza. Non sapevo chi fosse, dove abitasse, dove giocasse.

Non sapevo nulla di tennis. La mia conoscenza attuale (e quasi tutta quella pregressa) si riduce a rilevare quanto si è imbruttito Nadal. E a come urlano le donne.
Non sapevo niente. Fino a due estati fa, quando Matteo mi scrisse via whatsapp di essersi iscritto ad un corso di giornalismo a Roma. In quel momento, mentre ricevevo il primo messaggio, rientravo in un hotel di Fiuggi, ospite del Film Festival. Faceva caldo, anche se Fiuggi offre un ottimo clima. Mi ha fatto piacere sapere che si fosse messo in gioco in un corso impegnativo, meno che avesse speso un bel gruzzolo, meno ancora perchè si avvicinava ad un mestiere che io non sapevo, e non ho saputo neanche dopo, fare mio.

Dopo il corso Matteo è riuscito a diventare collaboratore di una delle testate online più importanti del settore. Un sito che è considerato, con un paio di altri, come un'agenzia di stampa tennistica, tanto che pezzi interi finiscono pari pari sui quotidiani, "in prestito gratuito". Lui scrive tanto, scrive bene, non copia da Wikipedia e ha una vera conoscenza tecnica dello sport. Sa leggere l'andamento di una partita, conosce le crisi psicologiche, annusa svolte, durate, andamenti. Legge i colleghi, ascolta commenti, sa benissimo chi ha valore giornalistico e critica gli ex sportivi messi lì a fare più da esca che da vero valore aggiunto alle cronache.

Ieri Matteo mi ha portato a vedere la mia prima partita di tennis dal vivo. Insomma, non l'ho trovato, come è successo altre volte, in casa davanti alla tv, con il pc aperto, seduto per terra e con il blocco notes a fianco. Abbiamo preso l'autostrada e siamo andati a Brescia. Per vedere Luca.
Luca è alto due metri. E' toscano, gioca a Foligno ma ha preservato il suo accento. Ha trent'anni e un sorriso bellissimo, che però abbiamo visto alla fine, quando ha vinto, perchè la concentrazione prima è stata grande e la partita è durata tre ore, giocata sul cornicione, come dice Matteo.

Luca e Matteo si conoscono, fino a ieri via messaggi e a voce, al telefono. Si sono conquistati a vicenda, l'uno perchè ha trovato gli articoli su di lui sinceri, diretti, belli; l'altro perchè gli si è avvicinato da umilissimo corrispondente e timido ammiratore. C'è voluta qualche spintarella per mandarlo lì, dietro la transenna, e collegare una voce ad un viso. E vedere il sorriso di Luca, il ringraziamento per avergli portato fortuna.

Ci sono degli sport che non offrono molto, anche se sono seguiti e restituiti al pubblico con una competenza giornalistica che molti si sognano. Che ci sogniamo. Sono sport, però, che riconciliano con quel mondo, quello che, anche in convegno, sembra ridursi al calcio, ai problemi di sicurezza, alla distanza con il pubblico. In fondo, però, è semplice: basta andare a vedere una partita di non-calcio dal vivo per innamorarsi, di nuovo, dell'agonismo.
Ieri, per esempio, è stato facilissimo: Matteo e Luca, uno di fronte all'altro, altissimi in mezzo ai bimbi che cercavano autografi, si guardavano con quel sorriso stampato sulla faccia di chi si riconosce.