giovedì 29 ottobre 2009

Coattismi

Ogni tanto anche la Polizia Municipale di Milano beneficia delle mie entrate. Non mi è bastato prendere un semaforo rosso a luglio, e così ieri mattina ne ho escogitata un'altra. Nuova.
Sveglia alle 4.40, scorribanda sulla A4 e parcheggio millimetrico, perfetto, in retro e con una sola manovra, sul controviale di Fulvio Testi, leggermente pressata da un'auto che incalzava, dopo un paio di giri a vuoto (a quell'ora!!). Peccato che, pare, ci fosse un passo carraio. Piccolo particolare che mi era sfuggito, arrivata a lavoro ad occhi semichiusi e uscita nella stessa condizione, verso mezzogiorno. Meravigliosa la mia camminata avanti e indietro sul marciapiede con le chiavi in mano, meraviglioso il mio rientro in ufficio con un sorriso ebete e una chiamata all'Ufficio Rimozioni. Drammatico il recupero: prima dietro Duomo a pagare le tre ore di "parcheggio" più care della mia vita, poi in un deposito pieno di erbacce, definitivamente addormentata dal lento dondolìo del tram.
Troppo stanca per arrabbiarmi e per costatare che l'ufficio del comando centrale era pieno solo di noi "coatti". Troppo anche per pensare alle 101,81€ volate fuori dal portafoglio in un percorso contorto che mi ha portato via altre tre ore.
Urge vacanza.

mercoledì 28 ottobre 2009

Attori e spettatori

Leonardo ha 20 anni. Tra due settimane entrerà a fare parte della compagnia del Teatro Stabile di Torino. Attore piacentino che per tre anni andrà ad abitare in una casetta in condivisione di Moncalieri, è stato scelto insieme ad altre 20 persone tra i 361 arrivati per la selezione.
L'ho incontrato ieri sera, alle Colonne di San Lorenzo, in un locale bianco, lui e altre ex colleghe, e i colori ce li abbiamo messi noi. Come sempre lui ascolta, come sempre ha quell'espressione mezza disinteressata, mezza distaccata, ma poi zac! la zampata ironica, con quel suo accento che fa subito sorridere. Poche parole e sottolinea il lato comico delle mie vicissitudini. Catartico...
Il Leo si merita questo successo perchè il suo è un sogno che si realizza, è un obiettivo che non ha mai perso di vista, perchè il palcoscenico è parte di lui. Lo guardo, e tutte le volte mi stupisco come questo ragazzone moro possa avere solo vent'anni. 20 anni e una consapevolezza di sè che a me sta maturando solo ora.

martedì 27 ottobre 2009

Andante con brio

"La verità è che non gli piaci abbastanza". Ormai per la mia amica Anna questa frase è diventata principio di vita. Basta esserne consapevoli, dunque: ci si libera dalle ansie, si prende coscienza e si guarda avanti, schiena dritta e sguardo fiero. Perchè capire che puoi contare, come sempre, solo su te stessa non ti trasforma nello zerbino di nessuno. Perchè realizzarlo ti rafforza, ti fa scivolare tutto addosso, ti fa sorridere, anche se forse un po' amaramente, ma ti rende splendente. Evidentemente a perderci sono proprio quelle persone che fanno fatica a tenere il nostro passo, e non il contrario.
Certo, il passo veloce a volte stanca. Rallentare e farsi raggiungere, concedersi una sosta, di tanto in tanto, sarebbe magnifico. Ma quando ti fermi e guardi indietro scopri che, siccome sei sempre tu quella che corri, non trovi nessuno. E sei lì lì per disperarti, o indispettirti. Ma poi guardi meglio. E lì, dietro l'angolo, c'è sempre chi non ti aspetti, o non ti aspetti più. Chi ti ha sempre voluto bene. Chi rappresenta per te il porto sicuro, che ti ascolta, e annuisce, e ti prende la mano. E di colpo torna la forza e la voglia di camminare a passo spedito, con energia rinnovata, grazie a quel legame che continua ad essere unico e indissolubile.

lunedì 26 ottobre 2009

Il sole esiste per tutti

Oggi è stata la mia domenica. Dormito fino a tardi, il pranzo con papà, un'ora e mezzo di sole in giardino, una lunga doccia meditata. E poi il lavoro, fingendo di andare ad un aperitivo, fino alla mezzanotte (aperitivo un po' lungo...).
Oggi mi sono goduta questa giornata, lentamente. Seduta sul marciapiede di sasso, con le lenzuola stese ad asciugare, un libro, il babbo nell'orto, due chiacchiere ogni tanto. Ho continuato, però, a pensare a quella povera donna che venerdì, a pochi metri dal mio giardino, ha deciso di buttarsi sotto il treno. Se venerdì ci fosse stato il sole, forse, non lo avrebbe fatto. Se uno dei suoi quattro figli l'avesse ascoltata di più, forse non lo avrebbe fatto. Se avesse chiesto aiuto. Alzato una mano. Pianto una volta in più. Ma forse, quando è arrivata ad ammettere anche a se stessa di aver un problema era già troppo tardi, le pareti intorno a lei erano troppo strette, non si vedeva più via d'uscita. L'ultimo, nel mio paese, l'ha pure studiato. Un piano agghiacciante. Un cric nuovo, dalla discesa a scatto, acquistato apposta per azionarlo di colpo sulla propria testa, dopo averla infilata sotto la macchina. Anche lui, da solo, con la sua disperazione, sul ciglio della strada. Senza sole. Come isole.
Io non voglio essere un'isola. Voglio continuare a tampinare e piagnucolare e lamentarmi con tutti e poi cercare soluzioni e sorridere e ridere, di nuovo.
Così Nakagawa (Una mano sulla Porta):
"E io penso a tutti gli uomini:
noi viviamo sostenendoci l'un l'altro.
E' come reggersi colle mani sulle spalle di chi è accanto.
Si ha bisogno perfino delle persone che danno fastidio".
Il sole esiste per tutti, dice Tiziano Ferro. Già.

domenica 25 ottobre 2009

Ti dico un segreto

Non so a che duo comico potrei fare riferimento, potrei paragonarli. Perchè il grande divertimento che provano entrambi è talmente alto che...non saprei. E il fatto che si divertano solo per se stessi, e non per far ridere gli altri, è unico.
Succede puntualmente ad ogni gol. Ogni volta che la squadra segna, non importa chi, non importa come, appena dopo il festeggiamento con l'autore, il Capitano attraversa di corsa il campo con quelle sue gambe possenti (con le quali "dribbla come Pelè") e salta in braccio a quel gigantone di Toldo e all'orecchio gli dice...chissà. E l'altro pure, dice la sua all'orecchio di Javier che scappa via di nuovo. Lo spettacolo sono le loro facce: finte serie, un sorriso malcelato da marachella che restituisce a questi due seri professionisti la loro dimensione di compagni e di ragazzi (anche se un po' cresciutelli) che si divertono giocando insieme, che mi fa sempre ripensare che il calcio dovrebbe essere così, divertimento.
Fino allo scorso anno a questo giochetto partecipava anche Crespo: in tre si trovavano a bordo panchina e si scambiavano "il segreto". E se uno di loro si trovava in tribuna scattava l'occhiata. Spassosissimo.
E poi, chissà che si dicono? Una barzelletta a puntate? Un fantacalcio sui propri compagni? Li prendono in giro? Secondo me non lo confesseranno mai.

lunedì 19 ottobre 2009

Carrambate

Ci sono gesti che, quando li ricevi inaspettatamente, hanno il potere di dare una svolta alla giornata.
Prendiamo ieri. Sonnolenta domenica senza il calcio che conta, con sveglia moooolto vicina a mezzogiorno, pranzo tutti insieme e pomeriggio lento aspettando il turno serale alla radio. Escono tutti, di casa, e resto da sola in pigiama con il gattone che sonnecchia di fianco, appoggiato alla gamba.
Poi, la sorpresa. Mi chiama il mio amico Stefano che dalla Brianza "casualmente" si trova dalle parti di Magenta. A differenza mia, se a lui capitano domeniche sonnolente è più svelto e le semina (e dire che ieri mattina si era già sparato una garetta di corsa a Carate Brianza di soli 17 km...le semina proprio!). Ed eccomi vestita in un batter d'occhio e insieme in quella che è diventata la mia gelateria preferita, con il naso in sù al cielo azzurro e la montagna di chiacchiere che ha riempito un'ora in un baleno. E quel misto di confidenza ed estraneità che accomuna sempre di più le persone che si vedono molto poco ma che si tengono in contatto in altri modi, e si raccontano pezzi di vita a volte fin troppo sinceri. Un grado di conoscenza diverso dagli altri, tutto da classificare, ma che non ha bisogno di maschere, di atteggiamenti, di ruoli da rispettare.

martedì 13 ottobre 2009

In-fusione

Ne parlo spesso alla radio, ma oggi l'ho vista. Auto in fiamme. Blocco dello svincolo. Non incidentata, auto con il cofano in fiamme malamente abbandonata in mezzo alla strada, un po' storta, con il fuoco che usciva da sotto, dal motore e fumo, acre e denso, e auto e imprecazioni inudibili dalla mia posizione.
Ho pensato al mio cervello. Lo sento così in questi giorni. Se dovesse andare a fuoco non passate da viale della Repubblica.

domenica 11 ottobre 2009

Uscirò domani. Forse.

Ho lavorato molto, in questi giorni. E in una varietà di luoghi diversi, con ruoli e funzioni diverse, tanto che l'altra sera il mio amico Fede mi ha chiesto perchè.
Bella domanda. Istintivamente ho risposto che devo farlo, se voglio avere, come risultato finale, uno stipendio normale. E sostanzialmente è la verità.
L'altra verità è che, dopo un bel periodo di porte chiuse, se ne sono aperte diverse contemporaneamente e scegliere non è facile. Quindi non scelgo e le tengo aperte tutte, con il risultato di trovarmi in mezzo ad un bel correntone d'aria che mi fa correre di qua e di là e riduce al minimo la mia vita sociale. Anche perchè quando sono a casa io gli altri lavorano o son talmente stanca da cadere addormentata. Ma non posso lamentarmi. Quando vedo - e ci riesco comunque - le amiche carissime, belle e intelligenti, brindare ironicamente alla loro disoccupazione o allo stipendio che non arriva da sei mesi, quando vedo altri colleghi che festeggiano la riassunzione con torte e pasticcini e spumante per tutti più e meglio di un compleanno, quando mi trovo a proporre una collaborazione a costi molto prossimi allo zero...lamentarmi è semplicemente irrispettoso.

martedì 6 ottobre 2009

Fattore 9

Mio nonno Vincenzo nacque nel 1899. Cavaliere di Vittorio Veneto, salvo e a casa presto dalla Prima Guerra grazie ad una scheggia di granata nella coscia, tornò al paese e si dedicò alla terra e alla famiglia, numerosa.
Mio padre, Rocco, nacque nel 1949, quando il nonno aveva 50 anni esatti. Dal suo, di padre, prese l'amore per la terra e la meticolosità tipici dei contadini, e la pazienza, e l'amore per il racconto, per la spiegazione di ogni cosa.
Io arrivai per i suoi 30 anni, nel 1979; il nonno ovviamente ne aveva 80, allora, se ne sarebbe andato 8 anni dopo, ma ricordo molto di lui, soprattutto il suo sguardo curioso e affettuoso e il suo modo di dire sempre grazie. Il papà è proprio così: sono proverbiali le sue battute e le sue mani grandi che tutti temono, a torto in realtà. Sono cresciuta piena della sua attenzione, con le sue spiegazioni, con le sue idee estremamente pratiche e sorprendentemente aperte.
Da qualche anno mi "chiese" un nipotino, papà; lui adora i suoi, tutti, e non vede l'ora di essere nonno ("con o senza marito, non importa"). Da qualche anno promettevo che ci avrei pensato nel 2009, per continuare la tradizione dei nostri numeri. Qualche giorno fa mi ha fatto notare che ormai è tardino...già.
I miei 30 anni non sono come i suoi. Lui lavorava molto e si comprava le auto e la casa in contanti, portava avanti da solo l'economia della famiglia. Si sentiva realizzato e lavorava moltissimo. Si sentiva padrone del suo tempo.
Spero che non mi tocchi aspettare il 2019 per sentirmi almeno un pochino così.

lunedì 5 ottobre 2009

Il mio diritto

Ieri sera ho ascoltato la Ferrario leggere a fine Tg il comunicato di redazione sulla presa di posizione dei giornalisti rispetto al suo direttore e mentre guardavo quell'espressione tranquilla e ascoltavo quella voce pacata e ferma non ho potuto far altro che pensare ad una parola: dignità. Per una giornalista della Rai, forse, difendere il proprio lavoro e la propria professionalità e la propria coscienza è più facile, perchè dietro di lei esiste un sindacato, un gruppo di riferimento. Ma molti di noi non hanno questa fortuna. Molti di noi non hanno un contratto, nemmeno; molti di noi si aggrappano ad un sogno, quello che hanno coltivato fin dalle scuole, e lo hanno esaudito perchè lo hanno voluto con tutte le proprie forze. Molti di noi prima si son sentiti dire che le abilitazioni prima sono importanti, poi sono inutili e se ci arrivi, a diventare professionista, lo fai solo per entrare in una casta; molti di noi restano comunque fuori da questa casta perchè non hanno genitori con un nome già noto (in quanti colloqui mi hanno chiesto il mestiere dei miei, quanti?) e pagano tasse di iscrizione, gestione, gestione separata, casse di previdenza, ma restano senza sussidio perchè, nonostante verbali e certificazioni, c'è qualcosa che lo blocca. Molti di noi ascoltano i mea culpa di politici, di dirigenti "anziani", di intellettuali che si dolgono di come i giovani non riescano ad emergere, si mettono in tasca i "complimenti" e i "brava" con un certo nervosismo, ma poi pensano che oltre a questo restano sempre molto danneggiati dalla rivalità del collega, che destabilizza il tuo equilibrio. Che lede proprio quella, la tua dignità.

domenica 4 ottobre 2009

Un mese fa

Ciao care,
è arrivato settembre e sicuramente tutte voi, da più tempo o da meno, avete ricominciato a correre. Spero che sia stato un buon modo per staccare la spina, che ci siano stati momenti di vero relax, o di vero svago, o solo di riposo. Io l'ho avuto ed è stato prezioso. Affronto questo mese con il sorriso, come non mi succedeva da tempo. Stamattina pensavo infatti che l'anno scorso mi trovavo nella trappola di c6 e tra una settimana mi sarei rotta il braccio...pazzesco. (...)Comunque questa vuole essere una dichiarazione d'amore a voi. No, non sono pazza. Ci sono state cose che mi hanno fatto riflettere, e quindi prima di tutto volevo dirvi che vi voglio bene e che a volte non lo dimostro. Siete veramente un tesoro inestimabile. La maggior parte delle disavventure (comiche, eh, niente di gravissimo) che mi sono capitate ultimamente sono state causate da altre donne: (...)...poi ci sono gli uomini. Piccoli piccoli. Quindi è stata un'estate dalla temperatura tiepida. Anzi, da Polo Nord. Quindi per fortuna che ci siete voi! Spero di avere modo di vedervi al più presto.

E' una mail di un mese fa. E' stato un bel mese e il sorriso è arrivato e sono arrivate tante cose, molte di queste meravigliosamente inaspettate; ma quello che loro - le mie care - significano per me e il bisogno di loro nella mia vita sono sempre intatti.

sabato 3 ottobre 2009

True storyteller

Stamattina ho pagato il pedaggio alla barriera della Ghisolfa alle 5.36. Ho lanciato solo un'occhiata al casellante, lo stesso lui ha fatto con me, poi c'è stato un passaggio veloce di biglietto e di monete e son sfuggita via come un levriero al blocco di partenza.
Ma ho continuato a pensare all'omino Satap e al suo stemma sul maglioncino aziendale blu e alla sua occhiata, breve, resa essenziale da quel flusso continuo di vita e di abitacoli diversificato solo dai turni, proprio come me. Ho pensato a cosa possono registrare quegli occhi un po' stanchi e un po' annoiati, quali sprazzi di vita che sanno di coppie e bambini e di strati e stati di ubriachezza, di sentori adulterini o di freschi amori palpitanti, di solitudini professionali o più intime e più disperate, di carriere e di merci, di chiassi o silenzi, grandi e piccoli come le scatole metalliche che li contengono. Lui sì che potrebbe raccontarne, o inventarne, di storie e di percorsi e di chilometri coperti per passione o per forza.

giovedì 1 ottobre 2009

La maglia dei sogni

Ognuno di noi ha le sue manie ossessive. Io ne ho una ben nota ad amici e conoscenti anche "lievi". Si chiama Inter.
Dieci anni di stadio, centinaia di partite viste da ogni angolazione. Gli ultimi tre, di anni, da una posizione davvero privilegiata, a costo zero, in cambio di un servizio di accoglienza che mi diverte, anche se mi distrugge i piedi, spesso, e mi fa morire di freddo, ancora più spesso. Ma...
Ma la possibilità di vedere la squadra da vicino è emozionante se parlo da tifosa, interessante se cerco di essere un po' più distaccata. Salutare i giocatori e lo staff, essere ormai riconosciuta, sentire le indicazioni del Mister, così vicina alla panchina, vedere i vecchi campioni...fa brillare gli occhi. Tener presente del business, il fatto che i giocatori e le loro famiglie siano visti come valigie di soldi che camminano e vedere chi ronza loro intorno fa pensare in altra maniera. E' comunque uno spettacolo, però: di sport, mondano, trash.
Tante volte ho pensato a quei patrimoni, non lo nego. Ma poi, per fortuna, mi rifugio nel mio entusiasmo da tifosa e mi basta. Una foto a respiro trattenuto con il mio idolo, l'anno scorso. E quest'anno, la sua maglia. Un regalo inaspettato.
La maglia, forte valore simbolico. L'oggetto del desiderio, dei sogni. A me basta dormirci, beata.