mercoledì 8 aprile 2009

L'informazione al servizio

Non sono d'accordo con chi dice: basta, non parliamone più. Parlarne, e tanto, è la sola cosa che può dare conforto.

Non possiamo lasciarli soli, nel loro dolore. Nel loro senso di impotenza. Nel loro non sapere che fare, non sapere dove andare, cosa mangiare e come vestirsi. Non sapere come mettere in moto la macchina senza benzina, come coprirsi meglio dal freddo della notte, cosa dire ai propri figli quando l'angoscia ti spreme lo stomaco. E in questo stato di impotenza il tempo si dilata, i pensieri si affollano.

No, meglio parlare. Con loro, di loro. Ascoltarli, aiutarli a buttare fuori quella paura. Pensare a loro, adesso come tra una settimana, tra un mese. Fare in modo che l'informazione sia veramente un servizio. Materiale e spirituale. Pensare a come ricostruire i sogni, con quale materia nuova.

giovedì 2 aprile 2009

Alla conquista del Parlamento Europeo

Ultimo giorno di marzo. Una splendida giornata a Bruxelles. Il sole splende sulla città, riflette sulle migliaia di finestroni del Parlamento Europeo, brilla come l'entusiasmo di un gruppo di giovani, italiano e greci, che sono qui che parlano del loro futuro, della loro occupazione e delle loro possibilità. Un programma lungo una giornata, diviso in più parti e organizzato da Antonio Panzeri, italiano, e Maria Matzouka, greca. Eurodeputati, dei socialisti europei, seconda forza politica in seno al Parlamento, dopo i Popolari. Un partito che parla 23 lingue diverse e che concretamente, in questo 31 di marzo, ha dato voce a questi ragazzi che vogliono, nonostante le difficoltà, pensare positivo.

La situazione lavorativa dei giovani greci sembra anche più tragica dei coetanei italiani. Sembra: loro parlano di "generazione 700€", ma noi abbiamo smesso di parlare di "1000" da qualche mese; loro contano un venti/trentenne disoccupato su 6; noi "solo" 1 su 5, e dobbiamo fare i conti con 375mila licenziati nei primi tre mesi di quest'anno. Per tutti, lo stesso interrogativo: come entrare nel modo del lavoro e rimanerci.

E' quindi l'accesso al lavoro il nostro vero cruccio: i più ottimisti parlano di mobilità creativa, ma molti di noi vogliono entrarci, dimostrare i propri skills, le proprie possibilità, le proprie abilità, e costruirsi, e proprio con creatività, una professione che sarà solo nostra.

Sono tornata con il volo della sera. Stanca, ma con un piccolo tesoro: la speranza. E la consolazione di aver incontrato persone che ammettono le colpe della loro generazione, che lavorano per dare sicurezza alla flessibilità e che ascoltano. Un particolare non da poco.