giovedì 19 novembre 2009

Qui si fa credito

Una settimana fa tornavo da New York.
I turni, il grigiore di questo tempo, il nuovo numero del giornale, altre cose che son sono andate come desideravo mi fanno sembrare quella vacanza lontanissima. Eppure tutti i regalini che ho portato sono ancora qui, e ancora non sono andata a vedere i lavori di avanzamento della mia casa, e ancora il mio conto corrente non ha risentito dell'allegra settimana. Merito della magica carta di credito, strisciata più e più volte. Per il momento quello che ho, tangibile, è il piccolo mucchietto di bianchi scontrini che ho tenuto, la ricevuta del biglietto del musical, un paio di sms della Cartasì. Il mese prossimo ci penserò.
Due le considerazioni, comunque. La prima. Anche loro, gli Americani, ci mettono del loro: il tuo nome esce su tutte le ricevute, te lo attaccano sul bicchiere dello Starbuck's, come quasi a dire "ecco, tu spendi, ma io so chi sono, ti coccolo, ti personalizzo gli acquisti"; e poi ti fanno trovare un erogatore di contanti (ATM, oltre ai tradizionali bancomat) ovunque; colonnine a portata di mano nei pub, nei ristoranti, nei negozi, per strada.
La seconda è che il cash è comunque molto gradito, come da Frank, ristorante nell'East Village. Il consiglio del papà di andare in giro sempre con qualche soldo in tasca resta sempre il migliore.

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