martedì 24 novembre 2009

Se Bondi smettesse di poetare...

Mia sorella è restauratrice. Un mestiere nobile, che in un Paese che detiene più del 90% delle ricchezze artistiche del mondo dovrebbe essere il massimo, una categoria a parte. E invece è proprio una categoria a parte, ma non in senso positivo.
Un cursus honorum meraviglioso, dal Liceo Artistico alla Scuola di Restauro al lavoro, con Università nel mezzo. Un curriculum che anche a ridurlo ai minimi termini non ci sta in due pagine, tra lavori a La Scala, in chiese e ville milanesi, a Bergamo, in Veneto, a Novara, e corsi di specializzazione e aggiornamento. Un modus operandi attento e meticoloso.
La realtà è che il mestiere di restauratore passa da 6 anni di praticantato; la realtà è che spesso, in cantiere, puoi benissimo essere scambiata per un muratore. La realtà è che, dopo due anni e mezzo in laboratorio, resti senza stipendio per 6 mesi e te ne devi tornare a casa senza disoccupazione, perchè il fondo statale (di copertura del 20% di un già basso stipendio) non è mai partito.
A New York io e il duo springsteeniano siamo andati a visitare la sinagoga della città, oggi in piena Chinatown. Un edificio che da poco è stato restaurato dopo anni di incuria, vecchio di un centinaio d'anni. La guida ci ha mostrato orgogliosa tutte le fasi di recupero, discettando sulla differenza tra restauro integrativo e conservativo. Ci veniva da ridere, là. Qui, invece, ho un po' perso il senso dell'umorismo.

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