mercoledì 16 dicembre 2020

Far parte della sperimentazione

Ieri ho mandato una mail ad Astrazeneca. Gentilissimi, ho scritto, mi candido come volontaria per la sperimentazione. Invio solo una semplice mail in attesa di vostra risposta e nel caso rispondere alle vostre domande preliminari.

Cosí, senza preamboli, dritta al sodo. Le mie comunicazioni lavorative e non sono sempre state cosí. Ho sempre odiato l'aziendalese e la grande azienda, quando c'era, me lo faceva notare. Eppure, almeno per quanto riguarda il trial Covid, non serviva spiegare perché e per come a una mail trovata sul sito della casa farmaceutica che evidentemente non si occupa di raccogliere adesioni a trial medici. E da cui non aspettavo nulla, come succede alle migliaia di curricula inviati in questi ultimi quindici anni. Ma ecco come ci sono arrivata.

Già durante il primo lockdown ho maturato l'idea di fare parte della futura sperimentazione. Fare "da cavia" alla scienza è qualcosa cui ho pensato più volte in passato, in periodi economicamente poco felici, francamente. Inoltre, un'amica giornalista si era prestata, in Svizzera, per poi documentare quella settimana di test in un reportage. Ma pensarci non è come farlo. Pensarci è come aprire una porticina di una gabbietta e lasciare che qualcosa si liberi.

Ma poi la medicina è andata avanti e il vaccino pure. E quella piccola idea, rimasta nell'iperuranio delle possibilità, si è riaffacciata prepotentemente per ragioni meno veniali e meno teoriche. Diverse. Forse egoistiche. Forse solo di contrasto a un mondo sempre più oscurantista, in cui allo stampo medievale manca solo l'Inquisizione per concretizzare certi sommari processi. E cosí ho fatto una piccola ricerca prima tra gli articoli pubblicati in rete, poi sulla pagina LinkedIn della Pfizer e infine su Astrazeneca, appunto. E oggi ho ricevuto una chiamata. Da loro. Da un uomo, un informatore forse. Una persona che ha speso del tempo per spiegarmi cosa è successo e cosa succederà, con grande cura e chiarezza. Con cognizione di causa. Subito, dopo neanche ventiquattro ore. Non conosco il suo nome, ma è stata una cortesia che ringrazio e che, se possibile, ha rafforzato la mia piccola idea.

Non ci sono ancora centri di sperimentazione attivi in Italia, probabilmente presto sarà lo Spallanzani di Roma quello deputato. Non ci saranno comunicazioni da parte di Astrazeneca o altre aziende, perché il via al trial sarà responsabilità del Ministero. Non ci sono ancora indicazioni dall'Agenzia del Farmaco, ma solo delle indiscrezioni che hanno preso corpo in articoli senza grandi indicazioni, nè contenuti. Vero è che questi sono comunque giorni decisivi. Non si potrà comprare il vaccino in nessun modo. L'Europa lo ha acquistato per gli Stati membri, compreso ovviamente il nostro. La distribuzione e la logistica sarà in mano alla Protezione Civile, che da Pratica di Mare si occuperà della diffusione capillare e dei mezzi necessari per farlo. E questo è quanto. Ci tengo, gli ho detto. Sono una persona del tutto ordinaria e non so quando toccherà a me. Non si preoccupi, ha risposto. Giugno potrebbe essere in mese limite per raggiungere tutti. 

La comunicazione del Ministero avverrà non solo sul sito, ma sarà diffusa anche su altri canali di cominicazione. Toccherà aspettare e capire se l'idea potrà volare ancora un po' fuori dalla sua gabbia e trasformarsi, crescere, dotarsi di vere ali. E poter raccontare il seguito.

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