venerdì 13 marzo 2020

Luigia, dove sei?

L'appartamento della Luigia è vuoto da un po' di tempo.
Ci ho messo diversi giorni per accorgermene. Ero immersa nella mia personale disperazione, ero impiegata a trasportare a occhi bassi la mia piccola croce, per alzare gli occhi, o aprire la portafinestra e guardare a destra del mio balcone, a quello che, come il mio, ha lo stesso finto fogliame e le stesse fioriere, come mi aveva lei stessa chiesto di mettere e come io avevo fatto per lei.

Quando finalmente ho alzato lo sguardo dal cortile, o ho ruotato la testa di pochi gradi, mi sono accorta di non aver nessun strumento per capire come fare per sapere cosa fosse successo. Non ho nessun numero, nè della nipote adorata, nè del nipote ultimamente n po' latitante, che ho conosciuto solo attraverso le sue parole. Avevo solo un numero fisso sul cellulare, ma l'ho cambiato e, in ogni caso, ora non ha più senso.

Ora la casa è stata completamente svuotata. Qualche giorno fa qualcuno ha sollevato le serrande e non c'è nulla, all'interno. Restano solo la "nostra" edera finta, i "nostri" vasi vuoti, e le sue tende da sole, che aveva aggiunto e che usava spesso. Quante volte e avevamo parlato, di quella spesa che non posso mettere in conto! E oggi loro sono lì, senza Luigia.

Ho scritto alla vicina. Mi ha detto che hanno deciso per lei, che stava perdendo colpi. Me n'ero accorta anche io, ma prima di tutti lo sapeva bene lei stessa: mi parlava di nuovi farmaci che la rendevano meno lucida, di come dimenticasse se aveva mangiato, quando si era alzata, se aveva cucinato. mi parlava di tante cose, ripetendole però più e più volte, e a tratti se ne rendeva conto. Aveva iniziato a fare le stesse chiamate più volte al giorno, ai nipoti, ma anche alla guardia medica. E presumibilmente anche alla signora che l'aiutava con le pulizie e la fisioterapista e la dottoressa. Da qui la decisione di non lasciarla più sola.

Mi manca, Luigia. Mi mancano i nostri dialoghi del balcone, a un volume leggermente più alto di quello che il bon ton condominiale richiederebbe. Mi manca il suo ottimismo, che la porta al decimo decennio della sua vita. Mi mancano i racconti, la forza d'animo, i consigli ad andare avanti, e quel suo modo di chiedermi, preoccupata e ammirata contemporaneamente, dove sarò nel prossimo fine settimana.

Cara amica, non viaggerò più come prima, forse. O forse invece lo farò di più, o andrò più lontano. Io invece ti troverò. E, stai sicura, in qualsiasi di questi casi ti porterò sempre con me.

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