domenica 15 marzo 2020

La cassa come una trincea

Lella lavora in un grande supermercato in uno dei nostri capoluoghi di provincia, che non è Milano.
Ci lavora da anni, è sindacalista e spesso si muove sul territorio per fare aggiornamenti e incontrare gli altri rappresentanti per meglio dialogare con la propria azienda.

Lei ama moltissimo il suo lavoro di cassiera, che le permette di ritagliarsi molto tempo libero, godersi la città in riva al lago e viaggiare. Ha una bella casa sempre aperta alle vicine, con una camera per gli ospiti per gli amici. Ha un carattere solare e ama stare a contatto con il pubblico.

O amava, forse. Perchè da tre settimane il suo lavoro è cambiato, radicalmente. Prima l'assalto ai viveri che l'ha annientata per qualche giorno, mentre i colleghi cercavano di riempire gli scaffali di notte in vista dell'assalto successivo. Poi i provvedimenti, presi in corsa e senza chiudere mai. A ranghi ridotti, perchè sono iniziate a fioccare le malattie, e senza più pause. Anche lei ha avuto una brutta faringite, ma senza febbre, e ha perciò deciso di continuare a lavorare. Ma in un clima totalmente differente dal solito.

Oggi gli ingressi sono contigentati, ma per Lella non cambia nulla. Si apre prima, si chiude dopo, per 10 ore va tenuta la mascherina, che significa respirare nel proprio precedente respiro, che dà un senso di soffocamento e che impone di mantenere la calma. Quella che non riscontra nei frequentatori del supermercato, che sfogano con lei e le colleghe tutta la loro frustrazione: maleducazione, distanza non mantenuta, toni alterati e sputacchianti.

Anche le colleghe sono demoralizzate. Lei torna a casa la sera e crolla a letto, con il cervello in fiamme. Il pensiero di ricominciare l'indomani mattina alle 7.30 pesa sulla bocca dello stomaco. Anche le altre, anche chi tra loro ha sempre avuto un carattere posato, perde la pazienza, sbrocca anche con i clienti. Cercano di farsi forza a vicenda e, quando non c'è nessuno, spostano la mascherina per prendere un lungo e profondo respiro non filtrato.

Viviamo un tempo sospeso in cui abbiamo perso tutti i nostri riferimenti, tutte le nostre certezze. Per molti di noi andare a fare la spesa è uno spazio settimanale; o un momento di fuga solitario dai figli, oppure un'operazione che si fa tornando da lavoro; per altri è rilassante. Un piccolo rito, insomma, che ognuno celebra in modi differenti. Oggi non è così. Ma non per questo deve mancare il rispetto per chi ci permette di farlo.

Lella è una cara amica. Mi fa sempre ridere, sa sempre trovare il lato positivo di ogni situazione, per me e per Federica. Siamo un trio che conserva il lato lieve della vita, quello che ci fa programmare vacanze, che ci fa incontrare a Monza per una cioccolata, che ci fa guardare il lago che luccica nelle sere d'estate. Tengo molto alla sua allegria. Tengo molto al suo sorriso.

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