lunedì 16 marzo 2020

Il più bel compleanno di sempre

E' che, in effetti, compiere gli anni in queste settimane non dev'essere bellissimo. Ci pensavo l'altro giorno, ma, se non altro, per ognuno di noi ce ne sono stati altri molto belli. E per chi ha compiuto il primo, ad esempio, resteranno foto di sorrisi e i racconti di chi può ricordarlo e raccontarlo, in futuro.
Eppure, sono sicura che per Nino questo è stato il più bel compleanno della sua vita. Anche se lo ha dovuto passare da solo, sono sicura che questo lo racconta così, fin dal giorno dopo.

Lo conosco da quando sono bambina. L'amico dello zio, che è passato dal ciuffo laccato e la Uno turbo al matrimonio e tre figli mai perdendo di vista quello che è, mai snaturandosi e con accanto, appunto, gli amici di sempre. E lui pure, da ragazzi con il lupetto, o la maglietta con le maniche arrotolate, a padre di famiglia amorevolissimo. Hanno due lavori un po'...impegnativi, lo zio e Nino. Il primo fa il ferraiolo (non il fabbro, eh: il ferraiolo); il secondo è giardiniere. Tanto lavoro, tanto freddo e tanto caldo, tante ore, tanta fatica. Eppure, quando li vedo insieme, tutto questo non c'è.

Da molto tempo, i reni di Nino hanno iniziato a non funzionare più come prima. E le cose si sono complicate, per quest'uomo nel fiore degli anni. La vita ha imposto altre priorità e ha seminato dei nuovi ostacoli. La pancetta del benessere è via via sparita, quell'abbronzatura perenne che stava così bene sulla pelle olivastra ha iniziato ad avere una sfumatura diversa, grigiastra. E poi è iniziato un percorso più doloroso, difficile da spiegare a chi non lo ha provato, che lo ha portato alla dialisi.

La forza di questo ragazzo è cambiata. Ha fatto i bagagli, si è rintanata tutta all'interno del suo addome per allineare i giorni, per affrontare i viaggi verso il centro, per continuare a lavorare. Per riposare quando possibile, per mantenere alto l'umore, per sperare. Perchè presto la speranza ha avuto un nome. Presto, il momento di incertezza si è concretizzato intorno a un'unica soluzione: il trapianto. Con tutte le incognite del caso, con la ricerca di compatibilità in famiglia e fuori e con la famosa quanto ignota lista d'attesa.

E' passato molto tempo. La terapia ha subito diverse modifiche, i chili sono via via diminuiti, ci sono stati momenti migliori e altri peggiori, sempre con l'attesa, lì in un angolo. Chissà cosa significa vivere con un'incognita in più. Non una qualsiasi, ma da cui la vita dipende come un altro filo della Parca, come se lei avesse una forbice con una doppia lama.

Chissà come stato ricevere quella telefonata, il giorno del compleanno di Nino, ai tempi del Coronavirus. Che cosa significa sentirsi dire che l'attesa è finita, cosa significa fare una valigia e riporci dentro la speranza di anni, e affrontare a Varese quell'operazione che ha di nuovo permesso alla sua forza di uscire e tornare a manifestarsi fuori dall'addome, da dove si era rannicchiata. E passare giorni da solo, in ospedale, a rifiorire in mezzo ad altre vite, tutti di nuovo appesi a un'unico filo.

Lo sa solo lui, Nino, che non è mai cambiato. Ma che ora può di nuovo decidere come spendere il suo tempo, dopo il compleanno più bello di sempre.

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