giovedì 7 giugno 2018

Primi giorni di lavoro: nuovi uffici, nuova vita

In un mondo ideale, sarebbe bellissimo cambiare lavoro ogni tre, quattro anni. Per non perdere mai il gusto di imparare cose nuove, per divertirsi lavorando, al momento privilegio per pochissimi. In un mondo ideale, le conoscenze lavorative si moltiplicherebbero e tornerebbero utile per collaborazioni, per stimoli nuovi, per aventi extra. In realtà, questo succede anche nel mondo reale, dove è solo più difficile mantenere alto il divertimento...

Dopo tre anni e mezzo, ho cambiato ufficio.
Il destino (che torna, torna sempre, una sottotraccia musicale) mi riporta dalla parte opposta di Milano, appena sopra Lambrate. Il destino, che comunque si diverte a complicare anche le cose belle, questa mattina mi ha regalato un paio di orette nette per arrivare qui da casa. C'è da elaborare una serie di piano alternativi efficaci.

Ho cambiato ufficio e questo è bellissimo. C'è spazio, la climatizzazione è perfetta, momenti di assoluto silenzio, armadietti lucchettati e spazi per l'archivio. Il magazzino è un po' ridotto, ma forse - dopo tre anni - riuscirò a riprendere possesso del mio garage, ora invaso da pettorine, cappotti, abiti e giacche. L'inscatolamento dal vecchio open space mi ha costretto a buttare il superfluo, ma il bello deve ancora venire.

Il bello arriverà perchè non abbiamo una postazione assegnata. Sulle scrivanie non deve esserci nulla, e nessuno di noi può lasciare effetti personali. Ognuno di noi, potenzialmente, deve poter lavorare qui e altrove, da casa o dalle trasferte o dai clienti, e avere il necessario con sè.
Ma cosa è il necessario?

Fare ordine è un esercizio che andrebbe fatto ogni settimana. Un dovere. Obbligatorio.
E' un aiuto alla nostra mente, così bombardata da informazioni da soffrire di accumulo, che si riflette su ciò che abbiamo intorno. Sarebbe bellissimo, allora, mantenere l'ordine che adesso vedo. E magari limare per perfezionarlo, tenendo solo un'agenda, poco più.

Quello che mi aspetta a casa (soprattutto nell'armadio e nella scarpiera) è tutta un'altra storia!

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