giovedì 21 giugno 2018

Apparenze

L'ho incontrata mentre scappavo fuori di casa per andare a pilates.
Ci ero entrata 20 minuti prima, dopo un'ora e mezza di coda, le lenti a contatto sciolte nelle borse degli occhi e dopo aver scalciato via i tacchi, che sono rimasti sotto il tavolo. Avevo resistito alla tentazione di starmene stesa sul pavimento per tutto il tempo.

Lei mi ha distolto dal vortice dei pensieri. La mia vicina piccolina e magrissima che incontro anche in palestra. La palestra a lei non servirebbe nemmeno: ha una forma invidiabilissima.
Tornava dal lavoro anche lei. Ormai sono un paio d'anni, ha detto. Da quanto non ci parlo?, mi sono chiesta. Ricordo che l'ultima volta ci eravamo confrontate proprio su questo, mi aveva chiesto se mai potessi trovare qualcosa per lei.

- Ti trovo molto bene, le ho detto. Lo penso davvero.
- Dici? Grazie, ma ormai sfioro la cinquantina.
- No, davvero. Guarda me: sono bonzissima, le ho detto ridendo. Arrivo da un periodo non molto positivo, mi sono curata. Adesso sto molto bene, ma devo fare qualcosa per questa forma tondissima!

Davanti alla sua scala, si ferma e mi guarda. Sono arrivata a pesare 36 chili, dopo che mio marito mi ha lasciata. Me lo dice così, senza filtro. Guardandomi negli occhi senza cercare nè approvazione, nè pietà. Me lo dice e basta. Me lo dice come aveva fatto quando successe. Abitiamo in questo piccolo condominio da otto anni entrambe, dall'inizio. E dopo poco questo tizio l'ha lasciata senza una parola, dopo anni di matrimonio e due figli. Lo sapevamo tutti.
Sorride. Per fortuna ora peso una dozzina di chili in più!, aggiunge.

Mi sento un po' stupida. Ma più di tutto sento la stupidità in cui siamo immersi tutti.
Sento il dispiacere di aver perso per strada persone cui tenevo molto, io. Che invece badano molto all'apparenza, loro. Che dunque si accompagnano solo a chi rientra in certe misure. E non parlo di valori.

Botticelli può mischiarsi con Botero? Non in questa vita e non in questo tempo, forse. O forse basta fingere di non accorgersene, fare i conti con lo specchio solo quando nessuno ci vede e poi adottare del sano (e finto) menefreghismo. Perchè la cultura è sempre un elefante invisibile, sempre lui, sempre grandissimo, sempre ingombrante. Ogni occasione è buona per ricordarci che nella fattoria degli animali non siamo poi così uguali.

Sono scappata a pilates e Gabriella ha avuto il magico potere di regalarmi un'ora senza dover reindossare la maschera del menefreghismo. Mi ha rimesso in asse e, in quella piccola classe di donne, l'elefante è rimasto fuori.

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