giovedì 23 marzo 2017

Blunotte

Di rientro dal concerto mi ha colpito l'orologio all'angolo tra il Foro Bonaparte e piazzale Cadorna. Segnava mezzanotte. Le lancette perfettamente sovrapposte. A disturbare la bellezza della piazza sullo sfondo, dietro l'orologio della città, nella brezza fredda e tra le parole di due amiche, c'era solo il pensiero di non perdere la metro, in questa città che fa di tutto per non essere europea.

Avevo ancora gli occhi gonfi, perchè quella ragazza, su un palco a forma di conchiglia, ad un certo punto ha cantato una canzone a me. Per me. Lei sembrava un po' Venere su sfondo botticelliano, un po' una sirena (in positivo e in negativo), un po' una di quelle donne guardate con sospetto in un teatro siciliano solo perchè non piegate alla maldicenza. Un vestito lungo nero e il prolungamento naturale verso quelle chitarre, l'arte di estrarre tutta la musica che serve da lì, solo accompagnata da un violino e un violoncello, solo a tratti. Quella canzone ha strappato in un attimo il velo pietoso che avevo steso sopra il mio dolore.

Ci sono momenti che si dilatano e acquistano rilievo. Quando li vivi, pensi "per fortuna sono qui!", per fortuna ho detto sì. Sono uscita dal lavoro con l'intenzione di infilare un ristorante dietro il teatro, ho scelto un malesiano, perchè volevo che fosse una serata di prime volte. E ho mangiato il frutto del drago (lo trovi in Chinatown,è la stagione giusta!, mi ha detto la gentilissima proprietaria del ristorante) con i gamberi leggermente piccanti, e ho atteso le mie amiche con Isabella nelle orecchie, che mi ha raccontato di sè per tutta la cena, perchè sapeva bene che era esattamente quello che volevo.

Prima di entrare in un teatro pieno, pieno di persone che sapevano di trovare quelle corde pizzicate e quella voce così profonda, roca, graffiata e limpida, è arrivato anche il mio primo biscotto della felicità. Non gli ho creduto, naturalmente. Ma in questa notte blu fuori moda tutto è possibile.


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