venerdì 4 maggio 2012

Fortune

Davanti all'ufficio (quello del lavoro serio) c'è una cooperativa. E' un centro per ragazzi disabili: li fanno studiare, li fanno divertire, li fanno un po' lavorare. Per esempio, se le ditte della zona devono stampare un buon numero di fotocopie, lo fanno fare a loro.
I ragazzi hanno età varie, arrivano coi genitori, ci sono dei pullmini. I ragazzi, come tutti i ragazzi del mondo, hanno lunghe giornate davanti a loro, cui dare un senso.
Niente di più semplice, no? Fare merenda, dormicchiare, guardare la tv, prendere la bici e uscire, fumarsi una sigaretta (di nascosto o no, a seconda dell'età), passare dal bar, giocare alla play...eccetera eccetera eccetera. Studiare, magari. Fare sport. Facile, insomma, per chi dà per scontato molto. Semmai il problema sta nel diversificare le giornate.
Oggi sono arrivata e c'era un ragazzo down in mezzo sulla strada. Camminava tra il ciglio e le auto parcheggiate. Parlava tra sè, aveva il volto corrucciato. Il cancello della cooperativa era aperto. Aveva senz'altro litigato con qualcuno, magari solo un rifiuto, un piccolo battibecco, chissà. Non sapevo che fare, ma poi ho visto l'educatrice arrivare. L'ho guardata mentre circondata con un braccio le sue spalle e, lentamente, lo riportava dentro, al sicuro e lontano da una via su cui passano auto e mezzi pesanti, una via di una zona industriale.
Non bisognerebbe mai dar niente per scontato. Non bisognerebbe mai abbassare la soglia del rispetto. E' vero, capisco, so che non è possibile, molto spesso e anzi quasi sempre. Ma basta un pizzico di onestà, quanto basta, nella ricetta della nostra vita.

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