Tornavo oggi in macchina dalla Val Biandino, nel mezzo di questa domenica fredda, ma neanche tanto. La strada scorreva via, nella radio il mio cd preferito, da sola. E assaporavo ogni attimo di quello che è stato il matrimonio di Alessandro e Silvia.
21 persone, 21. I genitori, una coppia di zii e gli amici, e loro, naturalmente. Una compagnia di giornalisti e fotografi con una quantità incredibile di intrecci di conoscenze in comune. Il Comune di Introbio, un palazzo medievale con la sala bassa, le volte a botte, le sedie di legno scuro e un'arpa e un violino di accompagnamento. Il sindaco che celebra con gusto e che conclude con un "tenete duro", un aperitivo con bollicine prima, i colleghi di Silvia a sorpresa fuori, solo per vederla. Le jeep che ci portano al rifugio e questa lunghissima giornata insieme. Un pranzo eccellente, un genepì a inframezzare, qualche pausa. Tantissime foto, a tutti, da parte di quasi metà degli invitati.
La luna piena che spunta dalle cime e illumina di blu scuro e argento una notte bellissima e le lanterne di carta lanciate alle stelle, i nostri occhi che brillano e loro due, soprattutto loro, che ci hanno voluto lì in modo così speciale da pensare che, quasi, fossero loro ad essere lì per noi e non il contrario. Le stanze, la colazione, il racconto di una spaghettata notturna che mi sono persa, dopo una lunga passeggiata al chiaro di luna. I confetti portati a casa, una bomboniera che è proprio come loro, un portachiavi cucito a mano che raffigura il loro gatto. Come questa festa, cucita con amore e su misura, un po' come l'abito della sposa, un po' come la forma di questo Amore che ci ha avvolto.
Tornavo, oggi, e pensavo a due cose. La prima, sul significato di un sentimento che non ci si può inventare, se non c'è. E per questo devo dire grazie, dal profondo del mio cuore, a Silvia e ad Ale.
La seconda, quanto il resto acquisti una dimensione del tutto secondaria davanti alla bellezza della natura, davanti ad un Amore, in un luogo e in momento che suggeriscono al mio orecchio che altri spazi, e altri tempi, esistono e ci saranno, migliori di questo.
Auguri ragazzi. Vi voglio bene.
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