sabato 24 dicembre 2011

Loaded dice

Nella mia esistenza da lavoratrice precaria c'è anche un mese in un punto Snai.
Ebbene sì. Sto pensando di creare tre curricula diversi, da sfoggiare in ogni campo.
Ecco, sto già divagando. Era marzo (un paio d'anni fa? Tre?), ci arrivavo in bicicletta e la lasciavo nel cortile retrostante e via. Al mattino si appendevano calendari, quote, quote, italiane e non, sportivi e a volte no, e corse ippiche. Si sintonizzavano i monitor e via alle danze. I cavalli erano quelli più seguiti, o meglio, seguiti con più costanza, da un gruppo di fedelissimi dall'età non più verde e dagli accenti vari. Pensionati che mi spiegavano con pazienza come comporre la giocata, accoppiati, vincenti e piazzati, orari e ippodromi, la differenza tra galoppo e trotto e la "rottura". Giocate bassissime, costanti, vittorie sporadiche e abbastanza modeste.
Gli altri sport avevano andamenti decisamente più irregolari, ovviamente. Giorni e orari di punta, soprattutto a ridosso della domenica, con giocate altrettanto imprevedibili.
Tra tutti spiccava il cinese. Ragazzo dal raro sorriso e dagli occhiali scuri, una schedina alla volta con due, massimo tre giocate. Quote basse, andava sul sicuro. La Juve con l'ultima in classifica, per dire. O Nadal contro il 30esimo del ranking mondiale. C'era però un piccolo particolare: non puntava mai meno di 400 euro a schedina, spesso anche di più. E ogni volta era uno sforzo incredibile per cercare di mantenere un certo contegno. Lui tirava fuori i soldi, come si si trattasse di dieci euro, ritirava la ricevuta e se ne andava. Per tornare, puntualmente, a ritirare la vincita, molto spesso ottenuta. 800, 1000, 1200 euro. A quel punto chiedeva di entrare sul retro, vicino alla stampante, per contare, e ricontare, e ricontare i soldi prima di infilarli in un'anonima busta bianca, e via, di nuovo.
Avevo rimosso il cinese, fino agli ultimi sviluppi del calcioscommesse e, in particolare, ad un servizio mandato in onda pochi giorni fa in un notiziario della sera. In Oriente, spiegava un quotista, si usa fare giocate del genere: schedine corte o secche, con cifre altissime, fuorilegge qui da noi. Ecco spiegata la naturalezza del "mio" giocatore. Tra l'altro, neanche troppo assiduo e non sempre, matematicamente, premiato. Nel suo caso una certa percentuale di rischio restava.

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