venerdì 25 novembre 2011

Postiversario

Questo è il mio 300esimo post. Ieri sera ne ho letti un po', a ritroso, per capire che razza di collocamento possa avere questo blog. La risposta è semplice: nessuna. E' mio e basta. Non è settoriale, non ha specializzazioni. Esattamente come una che non ha un colore preferito, della musica preferita, della filmografia preferita eccetera...e paradossalmente neanche un lavoro specializzato, avendone provati di tutti i colori.
Però spesso parlo di donne. Amiche, colleghe, compagne di parti della mia vita. E a volte di donne sconosciute, solo sfiorate.
Oggi è il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza, sulle donne. Non mi va di scrivere però di ferimenti fisici e affettivi, non perchè voglia chiudere gli occhi di fronte a questo problema, che l'Istat (sì, quell'Istituto che tanto scoccia, ma che guarda un po' ha la sua utilità) ha impietosamente fotografato in un Paese che si crede...avanti. Non mi va perchè ho fiducia nel sesso maschile, che oscilla tra la vera maturità e un condizionamento culturale che, se non seguito, quasi se ne vergogna.
Voglio scrivere della vita che inizia. Di Silvia e il suo parto programmato di domani, e della bimba che entro sera stringerà tra le braccia. Dopo tre aborti.
Non ci sono vite che valgono più di altre. E per come la penso, certe persone non dovrebbero avere neanche il diritto di avere dei figli, perchè poi li usano come scudi umani per i propri comodi, o non fanno altro che ricordare loro quanto siano di peso, o semplicemente se ne dimenticano, lasciandoli allo sbando.
Eppure, premesso ciò, ci sono vite che salvano. Dalla disperazione di perdere un figlio, poi un altro, e poi un altro ancora. Per una ragazza giovane, sposata con l'amore della sua vita che non può far altro che starle accanto impotente, che ha un carattere che gli impedisce di buttar fuori tutto quel dispiacere. Per colpa di un agente coaugulante più attivo del normale, che blocca la circolazione di sangue nel feto. Per colpa di un ginecologo poco attento. Ma poi, all'orizzonte, c'è sempre la speranza. Ci sono medici che capiscono dove sta il problema e ti affidano ad intere equipe universitarie. C'è lui che ogni giorno le fa una puntura, per evitare che il sangue faccia di nuovo lo stesso, crudele, scherzo. E c'è la pancia che cresce, e cresce, fino al termine. E ci sono sorrisi e corredi ampli, amplissimi, sempre di più. E il dolore che si supera, che li ha affondati ma li ha resi più forti, perchè a me, in una domenica di chiacchiere rilassate intorno ad un tavolo e accanto al fuoco, tutto questo, me lo hanno raccontato senza lacrime.
Succedono cose per cui non è colpa di nessuno. Altre, invece, e per altre donne, in cui la colpa c'è, e non è loro.

3 commenti:

stenofa ha detto...
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Lavoro a 90 ha detto...

...penso di sì, giovane!

stenofa ha detto...
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