sabato 12 novembre 2011

Certe notti

Autostrada diritta e ben conosciuta. Percorsa una notte di novembre, con la nebbia. Con i segmenti bianchi e regolari delle corsie che spariscono progressivamente davanti ai fari, per quanto illuminate. Con l'auto poco avanti alla tua che sembra decollare, quando la strada cambia leggermente inclinazione, ma poi inizia a salire di qualche grado anche tu, e capisci che quelle lucine rosse sono come le tue, e non uno strano corpo extraterrestre.
Autostrada dritta e ben conosciuta, e quindi, se resti concentrato, sai comunque dove ti trovi. Tra poco il casello, poi l'area di servizio, poi quell'uscita. Qui posso accelerare, lì meno, c'è una semicurva. Anche se poi, se ti metti a cantare dietro la tua canzone preferita, è facile perdere l'orientamento.
L'altra notte ho pensato che tutto questo potrebbe essere una perfetta metafora. Il più delle volte, la maggior parte del tempo, si sa benissimo in che direzione si sta andando. Si conoscono ritmi, e tempi, e percorsi utili e inutili, seri e faceti, nel susseguirsi ordinato o estremamente scompigliato delle ore che compongono la nostra vita, quadrata o fuori dagli schemi non importa. Resta però una buona parte di sospensione anche nella certezza, di nebbia più o meno fitta che comprende l'imprevedibile, la disattenzione, la distrazione. La novità insomma, che sta a noi se affrontare con apprensione o con una certa dose di beata incoscienza.
Senza dover per forza guidare a fari spenti, in queste notti.

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