giovedì 20 ottobre 2011

Alla Marti

Ho vissuto malissimo i miei anni di liceo, credo di averlo già scritto più e più volte. Li ho vissuti con un senso di inadeguatezza estrema, fino a quasi perdere del tutto la mia voglia di imparare, in una crisi che è culminata al quarto anno. Oggi, guardando indietro, posso solo costatare come abbia sprecato quegli anni che sarebbero potuti essere meravigliosi. Ma sono andati, e non tutto, comunque, è da buttare via...
Poi sono arrivati gli anni universitari, e quel guscio protettivo che mi ero costruita mi ha seguito. Per i primi due sono stata spesso assente, sfuggente, poco di compagnia. Ma poi le cose sono cambiate, merito dei compagni che ho incontrato, di quel gruppo che ho frequentato fino alla fine e oltre, fino ad oggi. Merito di scherzi e sorrisi e ruoli che, finalmente, ci eravamo costruiti e con cui giocavamo, a volte controvoglia, a volte con gusto. Quel gruppo mi ha dato la forza di capire che non potevo mollare, come avevo rischiato di fare una volta. Che potevo finire, insieme a loro, grazie a loro. E così è stato. Quel gruppo mi ha tolto molto di quel senso di inadeguatezza che ogni tanto mi segue ancora, ovunque, come un'ombra; quel gruppo, per primo, ha preso in giro quella piangina che tiro fuori ogni tanto. A volte, punta sul vivo, me la sono presa; a volte no.
Quel gruppo è rimasto, è cresciuto con noi. Non si parla più di ruoli, non ne abbiamo più bisogno, ed è per questo che ci vogliamo così bene.
Perdere uno di noi è stato difficile. Non sono passati due mesi, i perchè restano lì, intatti.
"Non passa nemmeno un giorno senza che ognuno di noi pensi a Stefano. Nemmeno un singolo giorno. Basta una canzone, una foto, un odore". Non c'è niente di più vero, Paola. Non c'è niente di più nostro per te, Marti.

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