mercoledì 24 agosto 2011

Nostalgia andalusa

Svegliarsi, e addormentarsi, con il rumore del mare.
Quel respiro, a tratti più, a tratti meno intenso, in quella grande casa sulla spiaggia con i muri bianchi: quel respiro che sospingeva fin nelle nostre camere quel soffio fresco (tanto diverso dal clima che si respira qui) e che ci lasciava addormentati anche nella luce chiara del mattino.

Una settimana. Una sola settimana, ma lunghissima. Tra questa casa grande, e bella, e il mare, la sabbia, gli ombrelloni di banano e le amacas. E il bar colorato con le sorelle cameriere che ci portavano da mangiare direttamente in villa, e un lungo lungomare, che Paolo e Cecco di sono fatti un paio di volte di corsa. E i ristorantini di pesce, le famiglie e l'idioma spagnolo imperante.
E poi Malaga, in un giorno di feria, strapiena di giovani alticci e allegri, piena di sole fin dentro i vicoli, dalla cattedrale imponente, con un Picasso da esporre in varie forme in museo, la Plaza de Toros e uno spettacolo che ci ha lasciato sconcertati, la spiaggia cittadina e la fortezza alta alta. E Granada, coi suoi 44 gradi vista da un rovente pullmann scoperto, nei vicoli moreschi e dal Mirador de San Nicolas, e in un'Alhambra notturna, immaginando sete e tappeti e occhi da mille e una notte, tra luci soffuse e giochi d'acqua.

E loro, su tutto. Esperienze di anni che insegnano a far la spesa, a dividere, a eliminare tutti quegli inconvenienti tipici delle vacanze di gruppo. Ironici, informali, giocosi. Posseduti da una solida fratellanza. E noi, ragazze un po' invidiose di quel legame che non ha bisogno di tante parole, un tantino escluse. "Ammirate", ecco la parola giusta. Più consapevoli della nostra diversità, ai bordi di questa fratellanza che però ci ha avvolto e ci ha coccolato.

Siamo tornati e chissà cosa sarà della prossima estate. E' bello, però, aver colto il momento, tutti. Essere stati bene, consapevolmente bene. Resterà la carezza di quel mare, che continuo a sognare ogni notte.

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