martedì 19 luglio 2011

La vera spazzatura

Un amico napoletano, tempo fa, mi ha raccontato a grandi linee come si vive senza lavorare a Napoli. Con quel suo accento e il suo modo spezzettato di raccontare fatti e vicende, che deve essere ormai intrinseco di persone abituate a dire e non dire, a svelare e tener nascosto.
Mi ha raccontato di liste elettorali, gruppuscoli politici di iniziativa popolare che poi ricevono finanziamenti dai partiti e li ripartiscono ai clienti.
Mi ha raccontato di liste di disoccupazione travestite da gruppi culturali o da circoli di zona. Una certa "organizzazione" di non lavoratori che avevo intuito esistesse fin dai tempi in cui mi occupavo di traffico per le radio, sia a livello stradale e autostradale, sia a livello cittadino, quando sentivo la polizia municipale di Napoli parlare tutti-i-giorni-tutti di manifestazioni in piazza Càvur, con buona pace del Camillo Benso (non tutti, in realtà: d'estate e nelle belle giornate son comunque tutti al mare).
E mi ha raccontato dei rifiuti. "Con i rifiuti ti copri d'oro", mi aveva detto. Come? Il segreto sta nel trasporto. Entrare in una delle (perchè, poi, non una) aziende che gestiscono la raccolta ed è fatta. Fare il giro, mettersi in fila alla discarica, e a quel punto spegnere il motore del fungoncino e lasciarlo lì, in coda. Vai tranquillo che il giorno dopo lo ritrovi sempre lì e sempre in coda, insieme agli altri. E la serata è garantita, tempo per un'accurata doccia compreso.

E' chiaro, lampante, che questa nuova Amministrazione a Napoli "non è gradita". Ci sono barricate e ostruzioni e incendi e tonnellate ed estensioni del problema alla provincia forse anche maggiori delle volte precedenti. Ci sono difficoltà a replicare i precedenti "colpi di spugna", non interviene più l'esercito. Le imprese entrano improvvisamente in sciopero, e nonostante le raccolte porta a porta e i volontari e la differenziata non sembrano esserci progressi. Anzi.
Il sindaco e il suo vice sono costretti a stringere accordi con un Paese straniero per portare via la munnezza via mare e a tenerlo segreto, per timore di altri sabotaggi. Questo dimostra quando l'autorità pubblica abbia perso proprio una parte della sua essenza, "l'autorità". Questo dimostra quanto ancora ci sia da fare, quanto sia difficile senza perdersi d'animo.

Mi ha sempre colpito quel modo di spezzettare la verità. Involontario, probabilmente. Culturale. Tanto che, quando uno di loro ne fece un discorso organico e lo mise per iscritto fu come squarciare il velo del tempio. Quell'uno è Roberto Saviano. Che scrisse un'intera sezione di quel Gomorra sui rifiuti, nascosti in ogni dove, che paiono proprio saltare fuori da ogni dove ora.
Non fece altro che unire i puntini. Cose che già si sapevano, dissero sconsolatamente gli inquirenti. E quindi, ora, cose che si sanno. Mi piacerebbe che certe persone, lassù ai piani alti, smettessero di minimizzare e banalizzare questa emergenza legale.

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