lunedì 11 aprile 2011

Che storia!

Amo le storie.
Chi mi conosce lo sa bene, perchè, quando racconto io una cosa, parto dalla Genesi e apro milioni di parentesi prima di arrivare al succo della vicenda. Mi perdo spesso e spesso il filo me lo ritrova il mio interlocutore, persa come sono nel labirinto dei pensieri.
Ma amo anche il racconto degli altri. Quando si apre la finestra sulle vite degli altri, mi piace cogliere tutto il panorama, con gusto fiammingo, con tutti i particolari possibili.
Adoro che sia l'altro a raccontare, senza dover far la levatrice. Mi piace vedere con che meccanismo la persona che ho di fronte ha immagazzinato il suo ricordo, e come lo tira fuori dal cassetto. Come lo racconta, che emozioni le dà il ricordo. Perchè, è vero, ci sono vicende che succedono a tutti. L'innamoramento, il fidanzamento, la nascita di un figlio, la perdita di una persona cara, le difficoltà lavorative, per esempio. siamo noi a renderli unici, a renderli nostri, a tenerli dentro di noi, magari a scriverli da qualche parte, più spesso tirarli fuori in momenti particolari, freschi freschi o lontani, o per similitudine a qualcosa di appena accaduto.
Ieri ho avuto la mia storia. L'ho avuta da due persone vicine vicine al mio cuore. A due voci, piena di sorrisi e di occhi abbassati e di rossori e di piccole lacrime sulle ciglia. Si sono incoraggiati a vicenda, loro, io non ho fatto niente. Ero lì, ho aspettato, e ho avuto la mia anteprima. Nell'angolo di un locale a noi familiare, foderato di legni scuri, in una tranquillità spezzata solo dal chiacchierìo continuo di un'altra ragazza appollaiata su uno sgabello al bancone, ma che noi abbiamo tenuto sullo sfondo, come dietro una tendina.
Una storia e un oggetto, un simbolo, del tutto unico, disegnato e voluto e realizzato in modo speciale. Una storia e una promessa.

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