mercoledì 16 febbraio 2011

pane.....&GianniMorandi

Faceva caldissimo.
Era estate. Ogni pomeriggio, per quasi un mese, la mamma ci caricava in macchina, che non aveva ancora il condizionatore, e ci portava a Turbigo. Nello stereo sempre la stessa cassetta, ma nel cruscotto, su dorsi dei nastri, c'era comunque sempre lo stesso nome.
Questa era un album-duetto. Uno era Lucio Dalla, l'altro, manco a dirlo, Gianni Morandi. Facevamo quel tragitto senza fretta, su tratti di strada spesso deserti fiancheggiati da campagne tremolanti di afa, senza superare i limiti e avvisati, nel caso di presenze di autovelox, dai lampeggianti degli automobilisti in senso contrario.
E si cantava. E io pensavo sempre a come deve essere un fiume che scorre su un divano di pelle. Quella canzone mi piaceva, perchè il ritmo era malinconico e incalzante insieme. E poi c'era il fiume sul divano di pelle. Che con l'afa che trasformava l'asfalto in miraggi irraggiungibili, in pozze d'acqua fantasmi, non ci azzeccava molto. Ma erano parole magiche, che si ripetevano ogni giorno. Ed entravano, come tutte le altre canzoni.
La mamma ci ha pure portato ad un paio di concerti, ad un paio di partite della Nazionale Cantanti. Era una donna appassionata. Lo è anche adesso, ma mi piacerebbe tanto portarla ancora lì, lungo quella strada, e cantare girando il più possibile la manopola del finestrino verso destra.

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