Passiamo la vita cercando di sentirci sempre degni di un qualcosa. Degni di un certo andamento scolastico, degni del voto del diploma, degni della vita universitaria, così diversa da quella a cui eravamo abituati prima. Degni del lavoro, di cui pretendiamo uno stipendio degno. E quando non c'è, degni di attenzione.
Su tutto, degni di amore. Di quello che non devi sempre elemosinare, di quello che non devi rubare a nessun altro, di quello che a questa dignità aggiunge un'essenza nuova e sconvolgente: il suo essere inaspettato e totale.
E' una dignità che non è sempre facile mantenere, però. Perchè il lavoro, spesso, non è come lo vorresti. E anche quando lo è, è precario. E quando non lo è, una maternità potrebbe rovinarne l'equilibrio. Ma lo preservi, questo equilibrio, lo curi e lo riconquisti, se è necessario. E se non è più possibile farlo, vai a ricercarlo altrove, perchè probabilmente non è più dignitoso restare lì.
Una dignità che si pretende, insomma, ma che si deve anche dimostrare. Con onestà e sincerità, con trasparenza. Nel lavoro, è vero, ma soprattutto negli affetti. Bisogna essere degni di essere amati, prima di tutto. Senza però perdere di vista proprio lei, la dignità. Senza ridursi a tappetino, senza passare sopra a cose importanti, senza preferire il silenzio, senza rinunciare a combattere. Senza sacrificarla, insomma, in nome dell'equilibrio che però, a quel punto, si è già persi da un pezzo. Si è già lì, nella rete del nostro circo, a fissare la corda tesa sopra di noi ancora senza renderci conto di quello che è successo.
Forse la paura di restare soli è troppo grande, a volte. Ma se ci si volta, nella rete, non c'è nessun altro accanto. Rinunciando a lottare, l'altro lo abbiamo perso da un po'.
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