martedì 16 novembre 2010

Ciak, motore!

Per la maggior parte del tempo mi sento una funambola. Sono salita in cima alla mia scaletta di ferro e sono là in piedi su una piccola piattaforma di pochi centimetri quadrati. E sono lì a fissare la corda. Me la immagino bianca, vedo il vuoto sotto, vedo l'altro capo del mio teso percorso laggiù, quasi dall'altra parte del tendone. Non è la mia prima traversata, non sarà l'ultima, ma ogni volta la tensione sale, si sente intorno allo stomaco, fa girare la testa. In quel momento, nel momento in cui so che la batteria inizierà a rullare, mi chiedo se ne varrà comunque la pena, se è il caso di tentare lo show un'altra volta. La risposta però è sempre sì. La funambola vive per lo spettacolo, vive di traversate pericolose, vive di successi e impara in caso contrario.

Perchè è così, perchè sono così. Non voglio rimorsi. Prendo un respiro e vado. Lo sconcerto non viene da quello che trovo là fuori, non questa volta, almeno. Lo sconcerto arriva dal fatto che "là fuori" spesso non c'è nessuno. Tanti, a parole. Parole a fiumi, belle, importanti, dirette e esplicite, ma solo scritte. Quando si tratta di paraverbale, di tutto quello che sta intorno a queste parole che arrivano da internet e dallo schermo del cellulare tutto si blocca. Fermo immagine, freno a mano. Non c'è neanche la voce, oltre che all'assenza di movimento. Vie che si decidono deliberatamente di non percorrere, nonostante le intenzioni. Ovviamente scritte.
Ma insomma...un film ha bisogno di azione. E non sempre, anzi quasi mai, è buona la prima.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciak....seconda...