giovedì 4 novembre 2010

Cantare d'amore

Erano trascorsi dieci anni, dacchè avevo smesso. Poi una mail, poi un sms, e allora mercoledì scorso, alle 21, ho preso le chiavi della macchina e son tornata. Questo mercoledì, lo stesso. E stavolta eravamo di più, eravamo visi che fino a quei dieci anni fa vedevo regolarmente, eravamo storie che son proseguite in mille direzioni, ma eravamo di nuovo lì.
La notte di Natale ho un impegno. La passerò, per buona parte, in chiesa. A cantare.
E' strano, da quel mondo mi sono allontanata in modo tangenziale, in questi dieci anni. L'infanzia e l'adolescenza all'oratorio, poi anche da educatrice, la catechesi, gli incontri a Milano. E il canto. Poi basta. L'ho fatto perchè non credevo più a nulla di quel mondo. L'ho fatto anche perchè quel mondo significava amici e compagnia che poi si è disgregata, certamente.
Eppure.
Tornare in quel salone, seduta su quelle panche disposte sempre nello stesso modo, vedere Filippo tirar fuori sempre lo stesso raccoglitore, e poi cantare quelle canzoni, con quelle ragazze ormai donne...è stato come essere investita da un'antica onda emotiva. I canti sembravano quasi incisi, in mezzo a tutte quelle parole, quei gesti osservati che tutte noi conosciamo bene, quei riti immutabili.
Cantare a occhi chiusi, e poi tornare a casa con la radio spenta, perchè non vuoi sentire altro che quelle voci.
Sì, a Natale ho un impegno. Speriamo che il 25 non si debba cercare d'urgenza un vetraio.

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