venerdì 22 ottobre 2010

Refresh scrittorio

Ero in macchina stamattina e ascoltavo...la concorrenza. E' innegabile. Linus e Nicola mi piacciono sempre, mi sono sempre piaciuti, non ci trovo proprio nulla di male. E quindi...

Oggi il "titolare" parlava del suo blog. Ieri non lo aveva aggiornato e lo ha fatto stamattina alle 6.30. E ha detto una cosa verissima: per funzionare si dovrebbe scrivere qualcosa tutti i giorni.
Nel suo caso, c'è la certezza che ci sia un numeroso pubblico telematico che lo legga, e che quindi la necessità che ci sia bisogno di avere sempre una piccola novità da raccontare. Il suo però è un palcoscenico in più, oltre a quello che negli anni si è ricavato nell'etere, e non solo. In casi molto meno in vista diciamo che non c'è proprio tutto questo bisogno, però...
Scrivere di sè è terapeutico. Non solo perchè nutri l'egocentrica speranza che qualcuno legga (vabbè...non facciamo gli ipocriti) ma perchè è davvero stimolante. Diventa un bisogno, non è solo puro esercizio stilistico.
Scherzando con gli amici, dico spesso che in realtà non so fare nulla. Non ho un'arte vera e propria, cosa che invece hanno tutti i componenti della mia famiglia. Papà è un artigiano e realizza opere da abitare, e se le ricorda tutte. Sono disseminate in tutta la Provincia. La mamma è cresciuta in bottega, da una sarta. Da giovane confezionava abiti, pantaloni e giacche. Ora questa inclinazione è venuta meno, ma ha scoperto prima il decoupage, poi la pittura su ceramica. La Manu è una fantastica restauratrice e molte amiche l'hanno chiamata a decorare le stanze dei loro bimbi. Io non posso vantare nulla di tutto questo, nessuna manualità evidente, magari ancora sommersa, ma se è così dev'essere proprio ben nascosta!
Non mi resta che scrivere. A volte, pare, mi riesce anche benino.

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