martedì 14 settembre 2010

Cartoline dal Belgio

La regione del Limburg. La Vallonia. Ex miniere di carbone, le vedi da lontano perchè le carrucole degli ascensori, accoppiate, sono altissime e ora illuminate, e ora chiuse. In questo secondo venerdì di settembre, un po' freddino, si decide di visitare quella di Beringen, una delle nove della provincia, chiusa dal 1989, definitivamente. Tutto sepolto là sotto da un'enorme colata di sabbia e cemento che ha colmato il pozzo dell'ascensore. Treni, attrezzature, milioni e milioni di tonnellate di ferro, e legno, e macchine rimasti nel ventre della terra fiamminga. Troppo costoso estrarre tutto.
Si potrebbe pensare: dimenticate, ma non è così. Alla miniera c'è ancora molta vita. Sono gli ex minatori, che da volontari tengono viva la memoria. Quella di 7000 persone che a turni, per 8 ore al giorno, si cambiavano, ritiravano la lampada, la pila di alimentazione e il "pico", cioè la punta del martello pneumatico, controllavano con gli ingenieri la loro posizione e poi scendevano nella stazione sotterranea, a prendere il treno che li avrebbe portati a bucare ed estrarre pietre anche pancia a terra. Un fazzolettone rosso legato sul viso, la massima attenzione contro le fughe di gas, la lotta contro una temperatura media di 40 gradi, e il rumore. Dei martelli, delle ventole, dei nastri trasportatori, dei carrelli sui binari, dei trapani e delle escavatrici.
siamo fortunati, perchè a raccontarci tutto questo è un italiano, uno dei migliaia arrivati qui in tempo di guerra. Si chiama Rocco, è di Potenza, è arrivato nel '46 dopo due anni di prigionia in Germania e faceva anche il calzolaio. Ha lavorato lì sotto per 25 anni. E ora ne ha 86. E' piccolo di statura, ma cammina ben dritto sulla schiena, ed è un fiume in piena, nel suo italiano colorito da un lucano mai dimenticato. Le sue parole ci sembrano pietre, come quelle che frantumava ed estraeva più che poteva, perchè solo così poteva guadagnare di più.
E' in pensione, ma la miniera resta la sua casa, il Belgio è la sua casa. E l'Italia? Sì, gli manca, ma lì non c'è più nessuno ad aspettarlo. a sua vita è lì.
Da quando l'ho incontrato mi frulla in testa sempre la stessa ovvietà: "sempre meglio che lavorare in miniera". Ecco. Ci sarebbe un buon, buon, buon numero di persone che manderei anche solo a vedere. Le parole sono proprio pietre.

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