sabato 7 agosto 2010

Angoscia

Ieri scherzavo su facebook con due amiche giornaliste, che per un periodo sono state quasi colleghe, sulle notizie che avrei affrontato nel mio pomeriggio radiofonico. Mi sono augurata solo belle notizie, venivo da due giorni di riposo, avevo il sole dentro e fuori dalla finestra.
Evidentemente un giornalista non deve mai augurarsi niente del genere. Loro, le due Chiare, mi avevano dato già un assaggio. Ma non potevo immaginare.
Qui a Milano, neanche troppo lontano da Lambrate, una donna è stata uccisa a pugni. A pugni. Per strada, senza motivo. Un pazzo le si è avventato contro, l'ha sbattuta contro una vetrina, e le ha sfasciato il viso, per mezz'ora, a cavalcioni. Lui non la vedeva nemmeno, ha continuato anche quando le nocche hanno iniziato a scoprirsi, fino alle ossa, che si sono fratturate. Una bestia. Un animale, fermo su questa piccola 41enne, che non ha potuto opporre resistenza. I passanti gelati dall'orrore, il sangue che è schizzato fino a metà della vetrina, che ha iniziato ad arrossare il marciapiede. Dopo mezz'ora, il mostro è stato bloccato da 8 persone. OTTO persone. Sedato, buttato in carcere. La donna è morta, dopo tre ore di agonia.
Non ho esagerato, e non l'ho fatto neanche per sadismo. E' quello che è successo. Sono scioccata. Lui era depresso, la fidanzata lo aveva lasciato, il genere femminile gli era nemico, a prescindere. Niente, niente del tutto, potrà mai giustificare quello che ha fatto.
Lei era una piccola filippina, ma poteva essere ognuna di noi.
Che senso ha?

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