venerdì 30 luglio 2010

Diventare grandi

Ho una casa.
Che nell'ultimo anno ha preso forma, piano piano, sotto i miei occhi.
Niente di straordinario, finchè si è trattato della costruzione e della posa di infissi e pavimenti, neanche fino alla decisione dei punti luce. Sono cresciuta in una famiglia in cui si è sempre parlato di cantieri. Fin da piccola ho visto il babbo all'opera in un'infinità di case, opere che lui ricorda con una precisione impressionante, per anno, addirittura per mese, e per qualità e quantità di lavori. Lavori che mi ha sempre raccontato, visti nascere dalla sua mente, seguiti nei suoi occhi, mentre calcola misure e materiale e ore, realizzati con tecniche diverse. Mi ricordo che, bambina, lo guardavo, tutto bianco e sporco di bianco, mischiare gesso in un secchio, e dicevo alla mamma: ma papà sta facendo il latte? Proprio latte non era, visto che poi finiva steso, e tirato, sulle pareti.
Quindi no, anche se l'emozione è iniziata a salire quando le pareti delle stanze sono diventate bianche. E poi quando sono state posate le piastrelle del bagno.
Adesso non riesco a pensare ad altro e sono piena di gioia. La cucina è cresciuta quasi in modo definitivo, sono diventata cliente gold member dell'Ikea, e settembre si avvicina. Settembre. Il mese in cui questo sogno si realizzerà. Un sogno inseguito per anni.
L'obiettivo era uscire di casa prima dei 30, e per breve tempo, qualche decennio di mesi fa, è successo; ma è stato temporaneo. Un po' come quando decisi che dovevo laurearmi a 25 anni, e poi avvenne a ottobre, quando il 6, dopo il 2, era già arrivato. Ma alla fine non è poi così grave, si tratta solo di un lievissimo ritardo sulla tabella di marcia.

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