domenica 13 giugno 2010

It's time. Un tempo di gioia


Ho aspettato qualche giorno, lo ammetto, prima di azzardarmi a scrivere qualcosa su questi Mondiali. Ho atteso le prime partite per vedere cosa offrivano. Mica troppo.
C'è stato l'allenatore dimissionario del più grande club italiano che nella sua ultima conferenza stampa in un ameno centro sportivo della provincia di Como ha detto che le nazionali non danno mai il meglio di sè, perchè lo spirito di squadra non c'è, è difficile da costruire, a differenza di quello che succede nelle singole squadre dei campionati nazionali. Tutti si sono stupiti per l'ardire di queste dichiarazioni (anche se il soggetto ci ha abituati a ben altro), ma devo ammettere che anche su questo il mio amato mister aveva ragione.
Non discuto lo spirito e la serietà dei giocatori e la loro devozione per una competizione del genere, ma a tre giorni dall'inizio delle gare il pollice è verso. Vedremo nei prossimi, vincerà che riuscirà a costruirlo, questo spirito di gruppo, come successe esattamente per l'Italia 4 anni fa.
Già da subito è chiaro che il Mondiale 2010 sarà ricordato per ben altro. Stanno a zero le conferenze stampa dei più titolati, le velleità di Capello, i capricci di Maradona, gli addii anticipati di Gattuso, Maicon che vuole il sesto titolo. Zero, azzerate dal ronzio da vesponi dei vuvuzuelas.
E' il continente africano il vero protagonista, il valore semantico di questa manifestazione.
Il colore, il rumore, la velocità in campo dei suoi rappresentanti, ma soprattutto la gioia.
Non ci sono schemi, non ci sono tattiche dialettiche fuori dal campo, sembra inesistente la tensione agonistica (che a loro non taglia le gambe). C'è la raggiante felicità di essere protagonisti nei confronti del mondo, con tante squadre che non risolvono tutti i problemi delle nazioni che rappresentano, per carità, ma che sono lì, e anche se non avanzeranno nel torneo insegnano moltissimo alle altre.
Quella danza nel tunnel dei Sudafricani, prima della partita inaugurale. Non solo dei giocatori, ma anche dello staff tecnico, di una mami con le treccine e di sorridenti dirigenti. Quella è la gioia. Da pelle d'oca, la stessa di Zuma, nell'annuncio dell'apertura della manifestazione. E la pelle d'oca non ha colore.

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