giovedì 14 gennaio 2010

Un altro mondo

Non riesco a togliermi dalla mente il ricordo che ho io della Piana di Gioia Tauro.
Di me bambina, ospite di amici degli zii, in questa casa in mezzo alla campagna con il pianoforte bianco appoggiato al muro, i muri bianchi, le stanze ampie e squadrate, i fiori e gli aranceti.
Il caldo, e questa jeep con qui guadavamo la fiumara, dentro e fuori le buche d'acqua, che a tratti ci arrivava alla caviglia, a tratti a metà polpaccio, con loro che ridevano e fingevano di restarci dentro, in mezzo a questo basso fiume.
E poi la notte, la quiete silenziosa, la luce arancio nel corridoio e la sete, soddisfatta tra svolazzi di camicia da notte bianca e passi muti.
E questa curiosa usanza, diffusa in quella zona della Calabria, di curare molto gli interni delle case e di lasciare rustici, molto rustici gli esterni. Curiosa e abusiva, per la maggior parte dei casi. Allora mi sembrava solo molto molto strana.

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