mercoledì 2 dicembre 2009

Ode al Ciccio

Si chiama Ciccio, in onore di quel Francesco Colonnese da Potenza che mi prese il cuore dopo il Nicola Berti da Salsomaggiore Terme. E' il mio gattone.
Se Ciccio potesse parlare, sono convinta che direbbe solo cose molto sagge. Ma i suoi gesti a volte sono di un'eloquenza assordante.
Quando le discussioni si fanno accese e invece che di scambi verbali sembra di assistere a lanci di missili terra-aria che neanche un Kennedy potrebbe fermare, lui taglia la corda.
Non gli piace mangiare da solo, spesso ti chiama perchè tu possa vederlo gustare queli piccoli biscottini colorati che quasi ti verrebbe di assaggiarli pure te.
Oppure arriva quatto quatto in bagno e inizia a leccare il rubinetto del bidet sempre più rumorosamente, fino a che non capisci - era ora eh? - di dover alzare la levetta e lasciar scorrere il filo tanto desiderato.
Ma è nei momenti di pace che fa quello per cui i gatti sembrano fatti apposta: si accomoda sulla tavolozza dei colori a olio della sorella per poi aggiungere deliziose macchioline al pavimento di marmo, ti si siede sul pc proprio mentre ci stai lavorando...oppure, più semplicemente, ti stupisce con quel mix di affetto e disinteresse che conquista sempre. Senza ferire. Particolare che sfugge a noi bipedi.

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