martedì 22 settembre 2009

Guida pericolosa

Ci sono momenti in cui si arriva a pensare di essere diventati un bel po' cinici. Un sacco, cinici. Io pensavo di essere diventata simpatica come Miranda Hobbes, quando nacque Brady e lei allontanò l'infermiera che continuava a squittire. Una single abbastanza caratterizzata, simpatica, ma evasiva e poco incline al romanticismo. Un bel diesel che pensa al lavoro, avviato sul viale dei trent'anni.
Pensavo. Non che il diesel non abbia avuto degli sbandamenti. Certo che ci sono stati, ma non tanto da uscir di carreggiata.
Ma ci sono curve improvvise, su questa strada. Curve che vedi all'ultimo momento, perchè sei così sicura della tua andatura da crociera che quasi ti distrai a regolare il volume della radio, a guardare il paesaggio, a vedere i tuoi amici che si sposano, hanno figli, che vivono in una società di coppie. Mentre tu guidi da sola, e te la godi, la solitudine. Solo a tratti ti pesa un po'.
Ed ecco la curva. Un curvone. A gomito, che ad un certo punto cambia angolazione e non la tieni più.
Che succede allora? Dipende. Se stavi andando piano, se rispettavi il limite, si prende al limite un guard rail, ci si ammacca un po', ma poi...basta un po' di tempo, un buon carozziere e via di nuovo sulla strada. Qualcuno, fatalista, potrebbe pensare che se è il tuo momento, il momento giusto, non c'è molto da fare. Forse la velocità eccessiva con cui la prendi, questa curva, ti fa ribaltare e ti fa ricordare l'episodio per molto, molto tempo, ma non ti farà desistere dal tornare alla guida, dolorante, ma pian piano come prima; forse solo un po' delusa dalla tua incapacità di mantenere la strada, forse indispettita per come sei finita.
Magari non è il momento. Ma il cuore fa un balzo lo stesso. E si ha paura. Una paura che annoda le parole prima così fluide, anche importanti. Che smarrisce. Che ti lascia lì, sul ciglio della strada, a non sapere cosa fare.

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